Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 novembre 2016
Dieci giorni fa il nostro ministro degli affari esteri Paolo Gentiloni ha visitato il Niger, il Mali e il Senegal per colloqui con i suoi omologhi ed altri alti funzionari. A seguito del nostro ministro, anche il commissario dell’Unione Europea con delega alle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, Domenico Manzione, sottosegretario del Ministero dell’Interno e un folto gruppo di collaboratori.
Il tema principale all’ordine del giorno con tutti gli interlocutori nei tre Stati africani è stata la questione migratoria. L’UE e ‘Italia, in particolare, vogliono a tutti costi arginare il flusso dei profughi proveniente dalle aeree sub sahariane e per questo sono pronti a finanziare governi corrotti fino al midollo.
In Niger Gentiloni è stato ricevuto anche dal presidente,Mahamadou Issoufou, che solo quindici giorni fa ha incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel in viaggio in diversi Paesi africani (http://www.africa-express.info/2016/10/12/niger-la-seconda-tappa-del-viaggio-in-africa-della-cancelliera-tedesca/). Il Niger si trova in una situazione geografica strategica. Devono attraversarlo quei disperati che dall’Africa occidentale intendono raggiungere la Libia, e poi passando per il Mediterraneo, l’Europa.
Si stima che lo scorso anno almeno centomila persone, in fuga da fame nera, guerre e persecuzioni, siano passati per Agadez, città e capoluogo della regione omonima nel nord del Niger, verso il confine con la Libia, sulla pista che porta al confine con la Libia dove ci si imbarca per raggiungere le nostre coste.
Per questo motivo i 18 luglio scorso il Consiglio europeo ha esteso il mandato dell’ “European Union capacity building Sahel” (EUCAP) Sahel Niger fino al 15 luglio 2018 e approvato il relativo budget di 26,3, milioni di Euro. L’UE ha adattato il mandato alle esigenze del momento, vale a dire assistere e sostenere le autorità nigerine, sia quelle del governo centrale che quelle locali, per sviluppare politiche, tecniche e procedure per controllare e combattere il traffico dell’immigrazione irregolare. La missione era nata nel 2012 per supportare, addestrare e dare consulenza alle forze dell’ex colonia francese nella lotta contro il terrorismo organizzato e il traffico illegale di droga e armi.
Il nostro ministro degli esteri durante il colloquio con il presidente africano ha sottolineato che è necessario combattere le organizzazioni dei traffici illegali di uomini. Per questo motivo l’UE ha messo a disposizione cinquecento milioni di Euro per la lotta contro le cause profonde dell’immigrazione irregolare,per potenziare il controllo delle frontiere e migliorare le modalità di rimpatrio di coloro che saranno respinti, per i cinque Paesi ritenuti prioritari: Niger, Mali, Senegal, ma anche Etiopia e Nigeria. L’Italia, dal canto suo, ha messo a disposizione un ulteriore finanziamento di duecento milioni di Euro per il Paese sahariano .
“La cooperazione con il Niger è ambiziosa: assisteremo le autorità nel potenziamento del controllo delle frontiere ed nell’adeguamento dei loro equipaggiamenti e naturalmente nella gestione dell’assistenza umanitaria” – ha evidenziato il nostro ministro degli esteri dopo la riunione con l’intero governo nigerino. E ha aggiunto: “Il nostro obiettivo principale è quello di creare un’economia in grado di contrastare quella illegale dei trafficanti”.
Nel Mali, il titolare della Farnesina è stato ricevuto dal presidente Ibrahim Boubacar Keita , ma i principali colloqui, circa l’immigrazione clandestina e il terrorismo, si sono concentrati con il ministro per “des affaires étrangères, de la coopération internationale et de l’intégration africaine SEM”, Abdoulaye Diop , il ministro della giustizia, Mamadou Ismalila Konaté, il ministro per la sicurezza, Salif Traoré e il ministro per i maliani all’estero, Abdramane Sylla. I due governi concordano nel voler affrontare insieme le cause profonde dell’immigrazione illegale con un maggiore controllo delle frontiere, ma soprattutto è indispensabile dare delle risposte economiche locali.
Keita ha assicurato a questo proposito che malgrado le grandi difficoltà, nei prossimi giorni si terranno le elezioni amministrative locali. Gentiloni ha promesso il sostegno del nostro Paese, “perché solo se un Paese è stabile è possibile ridurre la migrazione” – ha sottolineato il nostro ministro degli esteri.
Questa ex colonia francese non è solo un Paese di transito dei migranti, ma tra il quattro e il cinque per cento dei richiedenti asilo in Italia provengono da qui. Il Mali sta cercando di combattere il terrorismo, il traffico illegale di armi e droga, ma la strada è lunga e faticosa. Lo scorso anno è stato siglato un trattato di pace tra tutte le parti interessate, ma stenta a decollare (http://www.africa-express.info/2016/10/07/jihadisti-attaccano-campo-profughi-maligni-niger-22-soldati-morti-e-5-feriti/).
Anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel ha recentemente incontrato Keita (http://www.africa-express.info/2016/10/11/mali-prima-tappa-del-viaggio-africa-della-cancelliera-tedesca/) durante il suo viaggio in Africa. Dunque sostegno è stato promesso anche dalla Germania.
L’ultima tappa del viaggio in Africa ha portato Gentiloni e la delegazione in Senegal, dove sono stati ricevuti dal ministro degli esteri Mankeur Ndiaye. Il capo della Farnesina ha precisato che il nostro Paese ospita una delle più grandi comunità senegalesi in Europa, che è molto ben integrata, che produce e dà lavoro, ma bisogno ridurre il flusso degli irregolari.
L’accordo con il Senegal, l’UE e l’Italia dovrà ancora essere meglio definito, ma in linea di massima gli immigrati irregolari nel nostro Paese dovrebbero essere identificati dalle autorità di Dakar ed essere rimpatriati immediatamente. Il governo senegalese chiede comunque che chi sarà rimpatriato dovrà ricevere un sostegno, dei programmi di accompagnamento che permetta loro di lavorare e restare in patria.
L’UE e l’Italia son disposti ad aprire il portafoglio pur di fermare i profughi. Chissà se finanziando dittatori e/o governi corrotti, la popolazione ne potrà trarre vantaggi. Certo, i quasi cinquemila morti in mare, senza contare i dispersi, spaventano l’UE, sono un peso sulla coscienza per tutti. Bisogna comunque interrogarsi se questo grande flusso di denaro, che sigillerà in un certo senso le frontiere, non produrrà ancora più morti e altre sofferenze.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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