Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 novembre 2016
Yaya Jammeh, il presidente del Gambia, partecipa per la quinta volta alle presidenziali, che si terranno il prossimo dicembre. Lo scorso giovedì ha presentato il fascicolo con la sua candidatura alla Commissione elettorale indipendente (CEI), che non si è dimostrata per nulla sorpresa .
Il presidente uscente, mentre stava consegnando il suo fascicolo alla Commissione, ha specificato: “Non m’importa ciò che dice la gente di me. Non ascolto nessuno, so bene cosa è importante e cosa no”. E infine ha aggiunto: “E’ una questione tra me e Dio. Si vorrebbe ascoltare tutti, soddisfare tutti, ma si finisce per accontentare solo i cattivi. Fate ciò che ritenete giusto, ma assicuratevi di soddisfare solamente Dio, l’onnipotente”.
Ieri la CEI ha reso noto i nomi dei tre candidati ammessi a correre per le elezioni presidenziali con scrutinio a turno unico. La campagna elettorale sarà di breve durata: dal 16 al 29 novembre.
E’ evidente che la candidatura di Jammeh è stata accettata come rappresentate del suo partito, “ Alliance for Patriotic Reorientation and Construction” (APRC). Gli altri due aspiranti all’ambita poltrona sono: Adama Barrow, sostenuto da una coalizione dell’opposizione e Mama Kandeh, ex membro dell’APRC, ora in lizza con un partito di recente creazione, il “Congresso democratico del Gambia” (GDC)”.
In un breve comunicato il rappresentante speciale per l’Africa occidentale e il Sahel del segretario generale dell ’ONU, Mohamed Ibn Chambas, ha chiesto la massima trasparenza durante questa tornata elettorale.
Jammeh è al potere da oltre vent’anni. Prima l’ha “conquistato” con un colpo di Stato nel 1994, poi è stato rieletto nel una prima volta nel 1996 grazie a “libere e democratiche elezioni”, chiaramente truccate. Solo pochi anni fa si è convertito all’islam, forse per ottenere più consensi, visto che la maggior parte della popolazione è musulmana.
Il presidente dirige con mano ferrea il piccolo Paese anglofono dell’Africa dell’occidentale, un’enclave nel territorio del Senegal. Il suo regime è accusato di sparizioni forzate, arresti extragiudiziari, morti sospette, accanimento contro i media e i difensori dei diritti dell’uomo, violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, per non parlare del suo odio atavico verso gay e lesbiche (http://www.africa-express.info/2015/06/07/leuropa-troppo-permissiva-con-gli-omosessuali-il-gambia-espelle-lambasciatore-dellunione/). E per ultimo, il Gambia è uno degli Stati che ha chiesto ufficialmente di uscire dalla Corte Penale Internazionale.
A quanto pare tutto ciò interessa poco all’Italia. Infatti il 10 maggio scorso una delegazione italiana composta da funzionari della cooperazione e della polizia scientifica sono stati ricevuti dal ministro degli interni gambiano Ousman Sonko. L’Italia ha chiesto la collaborazione del governo di Banjul per il controllo dell’immigrazione clandestina. Il nostro Paese fornirà alla ex-colonia britannica supporto tecnico per l’identificazione automatica delle impronte digitali (AFIS , acronimo inglese per Automated Fingerprint Identification System). La collaborazione prevede anche l’addestramento di ufficiali gambiani nel Paese dell’Africa occidentale e in Italia per poter controllare al meglio i confini e scoraggiare i giovani ad intraprendere i pericolosi viaggi della speranza. Naturalmente uno dei punti chiave della discussione è stato il rimpatrio dei cittadini gambiani la cui richiesta d’asilo nel nostro Paese è stata respinta.
L’Italia ha predisposto l’invio di duecentocinquanta computer, altrettanti scanner e stampanti e altro materiale logistico-scientifico. Venti militari gambiani verranno addestrati in Italia.
Durante il meeting al ministero degli interni a Banjul è stato firmato anche un protocollo d’intesa tra il Gambia e l’Italia per il controllo dei confini. Le trattative con il governo del piccolo Paese dell’Africa occidentale per contenere l’immigrazione clandestina e il controllo delle frontiere sono state intraprese alla fine dello scorso anno, quando una delegazione del governo gambiano si è recato a Roma.
Sono numerosi i giovani gambiani che fuggono dal loro Paese, lasciandosi alle spalle paura e oppressione di un regime totalitario, eletto “democraticamente”. Molti di loro cercano di raggiungere le nostre coste, a fine settembre erano 1903, senza contare chi ha trovato la morte durante la traversata, come il giovane Ali Mbengu di 22 anni, campione gambiano della lotta senegalese. Il 4 novembre la barca su cui viaggiava si è rovesciata. Solo una settimana prima è toccata la stessa sorte alla sua concittadina, la calciatrice Fatim Jawara, di soli 17 anni.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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