Speciale per AfricaExpress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 10 novembre 2016
Joseph Kabila, il presidente della Repubblica democratica del Congo ( Congo-K) vuole rimanere sulla poltrona a tutti costi. Repressioni contro chi protesta sono continue.
Anche ieri la polizia ha disperso con la solita violenza giovani manifestanti. Gli studenti dell’ “Istituto di tecniche applicate” (ISTA) di Kinshasa sono scesi in piazza per protestare contro il rincaro delle tasse universitarie. Le forze dell’ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere gli studenti. Alcuni sono stati arrestati, mentre venti di loro sono rimasti feriti. Tre autovetture sono state bruciate.
Il presidente è salito al potere dopo l’assassinio del padre, Laurent-Désiré Kabila, nel 2001. E’ stato rieletto nel 2006 e nel 2011; il suo mandato scade a dicembre di quest’anno. Ma lui ne ha chiesto un altro, il terzo, e la sua pretesa è contestata dall’opposizione, perché anticostituzionale. La tornata elettorale è stata rinviata al 2018 (http://www.africa-express.info/2016/10/20/congo-k-elezioni-rinviate-al-2018/), intanto Kabila rimane al potere, cercando in tutti modi di mettere a tacere gli oppositori.
Da diversi giorni il presidente della ex-colonia belga ha fatto interrompere i segnali radio di RFI (Radio France internazionale), mentre la ricezione di Radio Okapi della Missione ONU nel Congo-K è molto disturbata, in alcuni quartiere della capitale Kinshasa è addirittura totalmente assente.
Il 7 novembre, il segretario generale dell’Organizzazione internazionale della francofonia (OIF), Michaelle Jean, è intervenuto davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU a New York, definendo questo operato di Kabinda inaccettabile, contrario alla libertà di espressione e di stampa. Ha poi chiarito di essere è molto preoccupato della situazione venutasi a creare nel Paese.
Anche il ministro degli esteri francese Jean-Marc Ayrault ha espresso grande preoccupazione per l’interruzione radiofonica di RFI e il boicottaggio di Radio Okapi. Il portavoce di Ayrault, Romain Nadal, ha sottolineato: “Ho chiesto a Kinshasa di rispettare l’indipendenza delle due emittenti . Le loro linee editoriali, come anche la Costituzione congolese garantiscono il pieno rispetto dei trattati internazionali dei diritti umani”. Infine ha aggiunto: “Tutto ciò potrebbe aggravare la tensione che già dilaga nel Paese e potrebbero insorgere nuove violenze”.
Anche l’ambasciatore degli Stati Uniti nel Congo-K ha espresso la preoccupazione del suo Paese, sottolineando che la violazione della libertà di stampa e il fatto di privare la popolazione congolese all’accesso di informazioni è contrario ai principi democratici.
Lunedì scorso sono stati arrestati due giornalisti dell’Organizzazione “Journaliste en danger” (cioè “Giornalista in pericolo”). Questa ONG è specializzata nella difesa della libertà di stampa in Africa centrale. Gaston Mushid et Carton Kasong, rispettivamente direttore generale e direttore per la programmazione di Radiotélévision Manika (RTMA), sono stati fermati dalle forze dell’ordine a Kolwezi, perché poco prima avrebbero diffuso un’intervista dell’oppositore in esilio, Moise Katumbi, su una partita di calcio del suo club.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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