Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 ottobre 2016
Maiduguri, capoluogo del Borno State nel nord-est della Nigeria, è una delle mete preferiti dei sanguinari Boko Haram. Sabato mattina una donna si è fatta saltare per aria proprio all’entrata di un campo che ospita sedicimila sfollati, persone che hanno lasciato i loro villaggi, le loro case proprio a causa dei terroristi.
Secondo un testimone oculare, l’attentatrice con la sua cintura imbottita di esplosivo, si è lanciata in mezzo ad un gruppo di persone che stavano uscendo dal campo verso le sette del mattino. Oltre alla kamikaze sono morti sette uomini. Undici donne sono rimaste ferite.
Una seconda esplosione si è verificata solo trenta minuti più tardi ad un chilometro di distanza. Un kamikaze, alla guida di un taxi a tre ruote con due passeggeri, si è fatto esplodere dietro un’autocisterna carica di benzina, diretta nel vicino deposito della NNPC, la compagnia nazionale di petrolio.
I due attacchi hanno ammazzato nove persone e ferito altre ventiquattro, alcune in modo grave, che sono state ricoverate nel vicino ospedale.
Questa mattina un altro kamikaze ha cercato di entrare nel campo per sfollati. Fortunatamente è stato avvistato da alcune persone che prontamente hanno allertato i militari presenti nell’accampamento. L’uomo è stato freddato dai soldati prima che potesse varcare il cancello, evitando così una strage.
Dopo una breve pausa, dovuta a dispute interne per la leadership, Boko Haram è riemerso il 12 ottobre, uccidendo dodici sfollati vicino a Maiduguri. Con l’attacco odierno è il terzo rivolto verso i disperati in fuga dalle violenze.
I terroristi nigeriani, che hanno giurato fedeltà allo Stato islamico, dal 2009 hanno ucciso oltre ventimila persone e costretto altri 2,6 milioni a scappare , cercando protezione in campi per sfollati o nei Paesi limitrofi. Alcuni hanno anche tentato di raggiungere l’Italia. Infatti, secondo gli ultimi dati dell’UNHCR, il diciannove per cento dei centocinquantasettemila profughi giunti sulle nostre coste nel 2016 sono di nazionalità nigeriana.
Durante la sua visita in Cameroun, il presidente del Ciad, Idriss Déby, ha elogiato l’operato della Joint task force multinazionale nella guerra contro i Boko Haram, che da anni rendono insicure anche le zone dei Paesi confinanti con la ex-colonia britannica, vale a dire, Camerun, Ciad e Niger. “Tuttavia – ha specificato Déby – “è molto difficile stanare i miliziani che si sono nascosti tra le comunità che popolano la Regione del Lago Ciad. Chiediamo più collaborazione alla popolazione. Devono denunciare le persone sospettate di appartenere alla setta islamista”.
Déby ha salutato favorevolmente la costituzione di gruppi di autodifesa nelle comunità, che contribuiscono alla lotta contro i terroristi. Infine il presidente della ex-colonia francese ha sottolineato che la pace è un ingrediente indispensabile per lo sviluppo. Senza pace, stabilità e sicurezza i Paese dell’Africa centrale non potranno mai raggiungere i loro obiettivi di sviluppo.
In questi giorni il governo degli Stati Uniti ha chiesto a Muhammadu Buhari, presidente della Nigeria, di impegnarsi maggiormente nella lotta contro i terroristi. Il sottosegretario per la sicurezza civile, la democrazia e diritti umani degli USA, Sarah Seewall, pur riconoscendo i progressi fatti dal governo di Buhari, ha specificato durante un’intervista rilasciata a Maiduguri, che il presidente dovrebbe esercitare più pressione nei confronti dei fondamentalisti. “Dovrebbe evitare che si riorganizzino ed è indispensabile che il governo federale e quelli dei singoli Stati collaborino più strettamente nelle campagne militari finalizzate alla lotta contro il terrore”. Infine ha aggiunto: “Noi non trattiamo con i terroristi, non vi chiediamo come siate riusciti a farvi consegnare ventuno ragazze sequestrate a Chibok nel 2014, ma sosteremo i vostri sforzi per battere il jihadismo”.
Due settimane fa Buhari è stato ricevuto da Angela Merkel, la cancelliera tedesca, a Berlino. (http://www.africa-express.info/2016/10/15/14934/). Pochi giorni prima, mentre la Merkel si trovava in visita ufficiale in altri Stati Africani, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, si è recato a Abuja, la capitale del gigante dell’Africa, per studiare la situazione del Paese prima che la cancelliera incontrasse Buhari. Argomento principale dei colloqui con il suo omologo nigeriano, Geoffrey Onyeama, è stato ovviamente come arginare il flusso dei migranti. Il ministro degli esteri ha subito puntualizzato che non esiste una bacheca magica per frenare l’emigrazione dei suoi concittadini. “Povertà, insicurezza e poca istruzione sono le cause, ma tutte e tre sono attualmente tra le priorità del mio governo” – ha precisato Onyeama.
Il ministro degli esteri tedesco ha promesso un ulteriore contributo di due milioni di Euro per aiuti umanitari nel nord-est del Paese, dove, secondo i dati dell’UNICEF, quattrocentomila bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione grave e rischiano di morire.( http://www.africa-express.info/2016/09/24/lago-ciad-crisi-umanitaria/)
Quest’anno la Germania ha stanziato 18,7 milioni di Euro nella stessa Regione per svariati progetti. Nel 2017 saranno finanziati anche programmi per l’addestramento delle forze dell’ordine. Steinmeier è ottimista per il futuro del gigante dell’Africa. Ha fiducia nel nuovo governo, che lotta contro la corruzione, i Boko Haram.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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