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Al via l’addestramento della Guardia costiera libica. Importante ruolo dell’Italia

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 29 ottobre 2016

Federica Mogherini, Alto Rappresentante  dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, ha annunciato l’inizio dell’addestramento della Guardia Costiera libica nell’ambito dell’operazione Sophia  di Eunavfor med.

La formazione di settantotto militari della Guardia costiera della Libia di Fayez al Serraj, governo senza grande potere m riconosciuto dall’ONU, è suddivisa in tre fasi: la prima in mare, sulla nave italiana San Giorgio e l’olandese Rotterdam nel Mediterraneo centrale; la seconda a terra a Malta e la Grecia; la terza e ultima avverrà su navi libiche. Il costo della preparazione dei militari libici è coperto dal Meccanismo Athena (finanziamento dei costi comuni delle operazione militari dell’UE nell’ambito di sicurezza e di difesa comune), nonché dalle attività di volontariato e del personale degli Stati membri.

Fayez al Serraj, capo della Guardia costiera libica a destra
Enrico Credendino, Operazione Sophia a sinistra

Durata prevista dell’addestramento è di quattordici settimane e dovrebbe concludersi con la consegna di dieci motovedette italiane, sei delle quali destinate alla Guardia costiera e quattro per alla Marina militare libica.

Un memorandum d’intesa sulla preparazione dei militari di Serraj è stato firmato il 23 agosto scorso tra Enrico Credendino, comandante dell’Operazione Sophia e Abdalh Toumia, a capo della Guardia costiera e della sicurezza dei porti libici.

L’attività comprenderà, oltre alla formazione nautica di base a competenze specialistiche più avanzate, lezioni sul diritto internazionale, nonché sui diritti umani. Sui due vascelli verranno imbarcati anche team di altri Stati membri dell’UE per completare l’addestramento, nonché una rappresentanza di Frontex e dell’UNHCR, secondo un comunicato di European Union external action.

Tutta l’operazione è finalizzata ad aumentare la sicurezza nelle acque territoriali libiche, attività di ricerca e di recupero per salvare vite umane; insomma la Guardia costiera e la Marina militare del Paese dovranno essere in grado di arginare il traffico di esseri umani verso le nostre coste. In altre parole i militari che saranno formati dagli italiani avranno il compito di dare la caccia ai gommoni e ai barconi carichi di migranti e profughi, fermarli e ricacciarli in Libia. Certamente l’Alto Rappresentante Mogherini sa che in Libia si combatte una guerra feroce e sa che una volta rientrati nell’ex colonia italiana quest’umanità in fuga andrà in contro a violenze e angherie di ogni genere.

L’UE ha esteso lo scorso 20 giugno l’Operazione Sophia di EUNVFOR MED fino al 27 luglio 2017 (risoluzione, affidando alla stessa altri due incarichi: la preparazione della Guardia costiera libica e contribuire all’attuazione dell’embargo dell’ONU sulle armi dirette alla Libia in alto mare a largo delle sue coste.

L’UE, con l’Italia in prima linea, è pronta a tutto pur di arginare il flusso migratorio dalle aree subshariane anche con il “Processo di Khartoum” il cui piano di attuazione è ormai in pieno svolgimento. Memorandum d’intesa sono stati già firmati con alcuni Paesi, basti ricordare il viaggio in Africa (www.Africa-Express.info ne ha parlato ampiamente nei suoi articoli) della cancelliera Angela Merkel, in veste di “ambasciatrice dell’UE”, oltre che della Germania.


Quest’anno sono giunte sulle nostre Coste 153.450 profughi, tra loro oltre 16.800 minori non accompagnati. Le stragi in mare in questo 2016 registrano cifre agghiaccianti: finora più di tremilaottocento persone hanno perso la vita cercando di fuggire da guerre, conflitti interni, persecuzioni e fame nera, senza contare ovviamente i dispersi in mare. Una vera ecatombe.

Certamente, una volta terminato l’addestramento e grazie alle nuove motovedette, i libici saranno in grado di salvare qualche vita in mare, ma cosa sarà dei profughi, se  giunti nuovamente in terra africana saranno rinchiusi nelle terribili prigioni e/o centri di accoglienza nell’attesa di un probabile rimpatrio? In Libia l’immigrazione illegale è un reato e dunque chi viene colto in flagranza può essere trattenuto ad libitum, il più delle volte fino al rimpatrio. Certamente all’arrivo in patria l’ex profugo non viene accolto con un tappeto rosso. Spesso lo aspettano altri anni di galera, se non una condanna a morte.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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