Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 ottobre 2016
Quando la polizia di Owerri, località nello Stato d’Imo nel sud-est della Nigeria, ha fatto irruzione nello stabile, era convinta che fosse un orfanotrofio, gli agenti non si sono resi conto subito di trovarsi in una fabbrica di neonati. C’erano donne giovanissime dai 15 anni ai 25 anni insieme a undici neonati già venduti o in procinto di esserlo.
“Le fabbriche dei bambini”: sono così chiamati i luoghi dove giovanissime e giovani donne partoriscono nell’ex colonia britannica e in cambio di quattro soldi cedono i loro bambini al mercato nero dei trafficanti.
Solo pochi giorni più tardi anche la polizia dell’Enugu State ha interrogato sei ragazze minorenni incinte. Il destino dei loro nascituri sarebbe stato lo stesso di quelli dell’Imo State.
I due esempi riportati non sono casi isolati. Le “fabbriche di bébé” si trovano un po’ in tutta la Nigeria. Africa ExPress ne ha parlato già in passato (http://www.africa-express.info/2014/06/28/smantellato-traffico-di-neonati-tra-niger-nigeria-e-benin/). Arresti famosi non sono serviti a fermare l’infame traffico.
Giovani ragazze e donne vengono attirate con l’inganno in tali fabbriche. Spesso sono in attesa di un bambino, frutto di una notte d’amore o di violenza. Altre volte, invece, vengono messe incinta nella fabbrica stessa, dove sono costrette a restare, sorvegliate a vista, fino alla nascita del bambino, dietro una piccola ricompensa in denaro.
Ad Asaba, capitale del Delta State, ricco di petrolio, una coppia reclutava clandestinamente le ragazze, invitandole a farsi mettere incinte. Una volta in stato di gravidanza, cercava di convincere le giovani a vendere il proprio figlio a coppie sterili o a settari dediti a sacrifici umani. Mentre a Port Harcourt, nel River State, una di queste “fabbriche” ha venduto per 1.800.000 Naira (poco più di undicimila dollari) ciascun neonato.
Secondo l’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) il traffico di bambini in Nigeria è uno dei maggiori crimini commessi nel gigante dell’Africa, secondo solo alla frode e al traffico di droga.
Tempo fa l’ambasciata statunitense in Nigeria ha chiesto di esaminare il DNA di una coppia che aveva fatto richiesta di un visto per l’espatrio per sé e due gemelli che teneva in braccio. Il test ha rilevato che nessuno dei due era genitore naturale dei gemelli.
Inchieste a trecentosessanta gradi hanno portato alla luce questo traffico disumano, praticato quasi ovunque nel Paese. Molto spesso dietro il rapimento e contrabbando di minori ci sono trafficanti di esseri umani e le cosiddette “fabbriche di bambini”, controllate da operatori sanitari che in realtà sono criminali incalliti senza scrupoli.
Le giovani donne vengono pagate per mettere al mondo dei figli, per soddisfare sia il mercato nazionale e che quello internazionale. Se sono fortunati, i piccoli vengono “acquistati” da coppie sterili, desiderosi solo di adottare un figlio, pronti a pagare cifre esorbitanti sul mercato internazionale. Altre volte, invece, i neonati vengono ceduti a sette i cui rituali prevedono perfino sacrifici umani.
Il traffico di neonati si sta espandendo sempre di più e le autorità nigeriane non possono più far finta di nulla. “La cosa più ripugnate è che le ragazze, spesso minorenni, sono complici di questo traffico e non di rado sono proprio loro a proporsi per fare un po’ di soldi”, ha specificato Ebere Amaraizu, responsabile delle relazioni pubbliche della polizia nigeriana.
Sempre secondo la Amaraizu, la polizia cerca comunque di individuare in primo luogo i proprietari delle “fabbriche dei bambini”.
Recentemente è stata arrestata una donna, sopranominata “Madame one Thousand” che gestiva un orfanatrofio, l’”Ahamefula Motherless Babies Home”, ma in realtà gestiva la vendita di bambini. Quando la polizia ha fatto irruzione nell’edificio ha arrestato anche due “stallloni”, il cui compito consisteva nel mettere incinta le ragazzine.
Le forze dell’ordine sono anche sulle tracce di persone che rubano i bambini direttamente nei reparti di maternità degli ospedali. Nell’Ebonyi State, nel sud-est del colosso africano, viene rapito sistematicamente un gran numero di bambini tra i due e i cinque anni. Buona parte delle piccole vittime sono destinate al mercato del sesso, altre vengono utilizzate per svolgere lavori pesanti e altri ancora per rituali, solo pochi di loro hanno la fortuna di essere adottati. A volte è anche l’estrema povertà a spingere le stesse famiglie a dare i propri figli a parenti o amici in affidamento, che spesso non sono altro che collaboratori dei trafficanti.
La polizia di questo Stato ha dichiarato guerra a questi criminali e negli ultimi mesi le forze dell’ordine sono riuscite a riconsegnare sei bambini rapiti alle proprie famiglie. Si stima che da maggio 2015 siano spariti cinquanta bimbi, ma sicuramente sono ben di più, anche perché molti casi non vengono denunciati, specie nelle zone rurali.
Cornelia I. Toelgyes
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