Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 21 settembre 2016
C’è la speranza di una tregua nella guerra non dichiarata e nella crisi politico-militare tra il partito al governo Frelimo (Frente de libertação de Moçambique) e Renamo (Resistença nacional moçambicana) il maggiore partito di opposizione.
L’intervento di mediatori internazionali per il momento ha migliorato la situazione che diventava sempre più esplosiva facendo parlare solo le armi. Però, nonostante la presenza della mediazione internazionale, coordinata dall’Unione Europea le violenze continuano.
Attacchi armati e attentati
Il 12 agosto scorso le autorità di Murrumbala, nella provincia di Zambezia 1.400 km nell’interno a nord della capitale Maputo, hanno dichiarato che presunti uomini armati Renamo hanno attaccato il quartier generale della polizia. Un secondo attacco è avvenuto a Mopeia, 150 km a sud di Murrumbala dove hanno preso d’assalto il centro sanitario, portato via materiale ospedaliero, incendiato un’auto della polizia e rubato quattro moto.
Una decina di giorni fa l’attacco delle forze armate mozambicane alla base dei ribelli Renamo, nel distretto di Murrumbala. L’operazione è stata confermata dal capo della polizia della Zambezia, Jacinto Felix.
Felix ha dichiarato all’Afp che “Le forze di sicurezza hanno preso d’assalto il quartier generale Renamo e sono riuscite a recuperare i beni che erano stati rubati nella zona”.
Pochi giorni prima Renamo aveva denunciato un attentato contro Ivone Soares, deputata e capo del gruppo parlamentare del partito mentre in auto era a Quelimane, 1.500 km sulla costa a nord della capitale. Un uomo in moto per due volte ha avvicinato l’auto della donna e ha sparato con un AK-47 ma l’arma si è inceppata.
In una nota Renamo ha dichiarato che “il tentativo di omicidio è opera degli squadroni della morte e si inquadra in una campagna di ostruzione dell’attività di opposizione che in nessun modo contribuisce alla pace e alla riconciliazione in Mozambico”.
Andando ancora indietro, lo scorso gennaio, a Beira, seconda città del Paese, Manuel Bissopo, numero due del partito Renamo e membro del parlamento mozambicano, è rimasto gravemente ferito in un attentato a colpi di kalashnikov mentre era sulla sua auto.
Anche il leader Renamo, Afonso Dhlakama, dice di essere nel mirino: ha affermato che ci sono stati due tentativi di assassinarlo da parte del governo.
Il partito al governo ha invece accusato Renamo di una serie di attacchi contro la polizia, centri sanitari e contro treni delle compagnie minerarie nell’area centrale e settentrionale del Paese. Afonso Dhlakama, ha ammesso la responsabilità Renamo in diversi attacchi per disperdere le forze di sicurezza nella zona di Gorongosa nota per essere una base-rifugio di Dhlakama durante la guerra civile.
Il capo Renamo ha negato gli attacchi alle colonne di auto scortate dai militari sull’autostrada N1 e l’imboscata contro due auto di Radio Mozambico e della Televisione del Mozambico sull’autostrada N7 nella provincia di Manica.
Il fallito accordo di pace
Tutto ciò accade dopo la firma di un accordo di pace, nel settembre 2014, tra Afonso Dhlakama e l’allora presidente della repubblica Armando Guebuza. Un patto necessario per porre fine a un periodo di due anni di instabilità che prevedeva, dopo vari tentativi di disarmare la Renamo, la sua integrazione nell’esercito e la riforma della Commissione elettorale di sorveglianza.
L’annullamento dell’accordo Dhlakama-Guebuza è stato causato dal risultato delle elezioni presidenziali del 2014, vinte dal partito Frelimo con il 57 per cento dei suffragi risultato mai accettato Renamo (36,6). Il partito di Dhlakama ha rivendicato la vittoria avendo ottenuto la maggioranza in sei delle 10 regioni e ha accusato di brogli il partito al governo. Il leader Renamo era addirittura arrivato a minacciare la secessione delle province dove aveva avuto la maggioranza dei voti, cosa che probabilmente non sarebbe riuscito a fare.
Fuga della popolazione in Malawi
L’incapacità politica di rispettare gli accordi da ambo le parti e la ripresa di scontri tra esercito regolare e miliziani Renamo nella provincia di Tete, a nord est del Paese, hanno causato la fuga delle popolazioni dei villaggi al confine con il Malawi. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), dai 1.300 del gennaio scorso, i profughi mozambicani rifugiati in Malawi sono diventati 11.500. Il governo di Blantyre ha deciso di riaprire un ex campo per rifugiati mozambicani chiuso dopo gli accordi di pace del 1992 a causa del crescente numero di persone in fuga dal confinante Mozambico.
La mediazione internazionale
Nel giugno scorso, dopo mesi di scontri armati tra forze di sicurezza e miliziani Renamo, per trovare una soluzione alla grave crisi, il neo presidente della repubblica Filipe Nyusi eletto nel 2014 e Afonso Dhlakama hanno raggiunto un accordo per aprire il dialogo alla presenza di mediatori internazionali.
La mediazione è partita il 18 luglio. A capo della delegazione Mario Raffaelli, presidente Amref, con don Angelo Romano della Comunità di Sant’Egidio. Raffaelli, ex sottosegretario agli Affari esteri per l’Africa (1983-1989) è stato capo mediatore del processo di pace in Mozambico tra il 1990 e il 1992 insieme a Matteo Zuppi della Comunità di Sant’Egidio e oggi arcivescovo di Bologna.
È del 13 settembre scorso la notizia che il governo mozambicano si è detto disponibile a modificare la Costituzione per permettere all’opposizione di governare nelle province in cui ha ottenuto la maggioranza alle ultime elezioni. Un cambiamento profondo visto che fino ad oggi i governatori delle province sono nominati dal presidente della repubblica.
Firmato un nuovo accordo
Il 17 settembre, alla presenza della delegazione internazionale, è stato firmato l’accordo tra Frelimo e Renamo che prevede di trovare al più presto i meccanismi legali per la nomina provvisoria dei governatori delle province amministrate dalla Renamo e la preparazione del pacchetto legislativo entro la fine di novembre 2016. Se tempi e accordi presi alla presenza dei mediatori UE verranno rispettati, sul Mozambico si potrebbero aprire nuovi interessanti scenari.
Sandro Pintus
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