Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 settembre 2016
A Kaga Bandoro, città situata nel centro della Repubblica Centrafricana (CAR) e nel vicino villaggio Ndomete sono state uccise oltre venti persone, molti altri sono stati feriti durante gli scontri tra uomini armati appartenenti agli ex-Séléka (alleanza di ribelli per lo più composta da musulmani) e militanti degli anti-balaka (gruppi armati composti per lo più cristiani e animisti). Gli abitanti terrorizzati, sono fuggiti nella foresta o hanno cercato ospitalità presso altre comunità vicine. Testimoni oculari riferiscono che a Ndomete i militanti ex-Séléka non hanno risparmiato nessuna casa. E’ stata una strage. Tra le vittime anche il capo del villaggio.
Qualche giorno prima, il 16 settembre, membri di un gruppo armato hanno fatto irruzione nell’ospedale di Kaga Bandoro chiedendo con prepotenza cure immediate per un loro compagno, vittima di un incidente di automobile. Michel Yao, coordinatore umanitario ad interim e rappresentante dell’Organizzazione della sanità nel CAR ha condannato l’intrusione nell’ospedale e la violenza contro il personale sanitario.I pazienti, presi dal panico sono fuggiti terrorizzati.
Per ora il bilancio dei morti e dei feriti è ancora provvisorio. Tra i feriti gravi c’è un operatore umanitario .
In un comunicato, diffuso ieri da MINUSCA (“United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic”), ha chiesto ai responsabili di cessare immediatamente le ostilità, che gatto provocato la mortesi diverse persone. Il portavoce di MINUSCA ha sottolineato che chiunque alimenti questa nuova ondata di violenza nella prefettura di Nana Gribizi (la ex-colonia francese è suddivisa in quattordici prefetture) o altrove, con lo scopo di destabilizzare il Paese, sarà perseguito dalla legge. Nel comunicato fa anche appello alla popolazione locale di non cedere al desiderio di vendetta.
MINUSCA, in conformità al suo mandata, cioè proteggere la popolazione civile, ha deciso di rinforzare i propri dispositivi militari a Kaga Bandoro e Ndomete per evitare che la situazione deteriori ulteriormente. Peccato che non sempre la popolazione è stata protetta dal contingente di pace. Alcuni militari francesi sono inquisiti dalla Procura parigina per aver commesso violenze su minori. Sotto accusa per gli stessi reati anche alcuni caschi blu di MINUSCA. Sospetti terribili che non fanno onore né alla Francia, né all’ONU.
Come è stato preannunciato il 13 maggio scorso da François Hollande durante la sua ultima visita a Bangui, la capitale del Paese, la Francia ritirerà le proprie truppe dalla sua ex-colonia i primi di ottobre. ll contingente francese è presente nel Paese dal dicembre 2013. Forte di milleseicento uomini, autorizzata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con la risoluzione numero 2127, alla missione era stato assegnato il compito di disarmare gli ex-Séléka e gli anti-balaka .
La crisi era iniziata un anno prima, alla fine del 2012: il presidente François Bozizé dopo essere stato minacciato dai ribelli Séléka alle porte di Bangui, chiede un aiuto all’ONU e alla Francia. Nel marzo 2013 Michel Djotodia, prende il potere, diventando così il primo presidente musulmano della ex-colonia francese. Dall’ottobre dello stesso anno i combattimenti tra gli anti-balaka e gli ex-Séléka si intensificano e lo Stato non è più in grado di garantire l’ordine pubblico, Francia e ONU temono che la guerra civile possa trasformarsi in genocidio. Il 10 gennaio 2014 Djotodia presenta le dimissioni e il giorno seguente parte per l’esilio in Benin. Il 23 gennaio 2014 viene nominata presidente del governo di transizione Catherine Samba-Panza, ex-sindaco di Bangui.
Il 15 settembre 2014 arrivano anche i caschi blu dell’ONU della Missione Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana, fortemente voluta dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon. Le forze dell’Unione Africana del contingente MINUSCA presenti con 5250 uomini (850 soldati del Ciad hanno dovuto lasciare il Paese qualche mese prima perché accusati di aver usato la popolazione come scudi umani) e le truppe francesi dell’operazione Sangaris si uniscono al contingente dell’ONU, che ha inviato 6500 soldati e 1000 poliziotti.
La popolazione e la comunità internazionale aveva riposto molte speranze nelle elezioni, nel nuovo presidente Faustin-Archange Touadéra, ma per ora i risultati desiderati non si sono realizzati.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) a fine luglio 2016 su una popolazione di 4,6 milioni, gli sfollati erano ancora 384.300, mentre i rifugiati nei Paesi confinanti 467.800. La guerra civile ha causata la morte di diverse migliaia di persone, per lo più civili.
A tutt’oggi la metà della popolazione necessita di aiuti alimentari. La gente è allo stremo e dalla fine di agosto un’epidemia di colera miete altri morti. Il “Humanitarian Pooled Fund” per il CAR ha stanziato la somma di 1,5 milioni di Dollari per far fronte a questa emergenza.
Drammi senza fine si consumano quotidianamente in questo Paese dell’Africa nel silenzio quasi totale dei media.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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