Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 14 settembre 2016
Edgar Lungu, ha finalmente prestato il giuramento come presidente dello Zambia al National Heroes Stadio di Lusaka, la capitale del Paese, ieri, dopo un mese dalla sua contestata ri-elezione. Proprio lunedì è stata rigettata dalla Suprema Corte la petizione presentata dal partito all’opposizione, “United Party for National Development “(UPND) di bloccare l’insediamento ufficiale in quanto illegale e incostituzionale.
Lungu ha vinto questa tornata elettorale per una manciata di voti in più rispetto al suo rivale, Hakainde Hichilema. Il leader del partito al potere, il “Patriotic Front” (PF) ha riportato a casa il 50,35 per cento delle preferenze, mentre il suo antagonista dell’UPND il 47,67 per cento, secondo i dati del “Electoral Commission of Zambia” (ECZ) .
Migliaia di persone sono accorse allo stadio per ascoltare il discorso del presidente, che ha sottolineato: “Non c’è tempo per la vendetta. Dobbiamo restare uniti e in pace. C’è molto lavoro da fare”.
Fino a qualche anno fa lo Zambia era considerato uno dei Paesi africani emergenti dal punto di vista economico. Con la caduta del prezzo del rame, di cui lo Zambia è il secondo produttore del continente africano, le sue entrate si sono ridotte notevolmente. La chiusure di diverse miniere di rame ha prodotto migliaia di disoccupati. La siccità e la carenza nell’ approvvigionamento di corrente elettrica hanno avuto un ulteriore grave impatto negativo sull’economia.
Lungu dovrà affrontare non pochi problemi da subito. Oltre alla gravissima situazione economica, il nuovo governo dovrà confrontarsi con la crescente disoccupazione, l’elevato costo della vita, l’istruzione e il carente sistema sanitario. Non dimentichiamoci che l’infezione da HIV / AIDS, in questo Paese assume toni drammatici. Si stima che oltre il 12,9 per cento la popolazione adulta tra i 15 e i 49 anni ne sia colpita.
Il settanta per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e lo stipendio medio annuale pro capite si aggira sui 395 dollari.
La crescente inflazione ha fatto salire i prezzi dei beni di prima necessità alle stelle e buona parte della popolazione ha persino dovuto rinunciare al mealie-meal (una polenta di mais), piatto forte della tradizione culinaria zambiana e che non dovrebbe mai mancare sulle mense delle famiglie. Negli ultimi mesi i pomodori sono aumentati del 114 per cento, il mais in grani del 35 per cento e un rotolo di mealie-meal del trenta per cento.
La caduta del prezzo del rame sul mercato internazionale ha avuto un forte impatto negativo sull’economia del Paese, le cui entrate erano basate prevalentemente sull’esportazione di tale minerale. Su una popolazione di 14,98 milioni di persone, la disoccupazione giovanile è del 10,5 per cento. Giovani operai, manovali e persino i neo-laureati non riescono a trovare un impiego. Ciò ha portato alcuni ex-studenti universitari ad organizzare la “campagna dei pomodori”. Vestiti di tutto punto con toga e tocco hanno aperto dei banchetti informali nei mercati locali con la scritta “vendesi pomodori”. I laureati, che si erano illusi di poter aspirare a posizioni manageriali, si sono resi conto che il diploma ottenuto dopo tanti sacrifici anche da parte dei familiari per poter finanziari gli studi, si era ridotto ad un pezzo di carta senza valore.
Il governo aveva risposto ai giovani con un appello di mettersi in proprio e diventare imprenditori, ma i più non avevano, non hanno le risorse necessarie.
Analizzare questa tornata elettorale non è facile. Lungu ha vinto solo per una manciata di voti. Una piccola maggioranza della popolazione urbana e rurale ha forse voluto dimostrare fedeltà al PF, che li ha “salvati” dopo il malgoverno e la crescente corruzione del Movement for Multi-party Democracy (MMD,) al potere nel 2012. In questo caso vale il detto: “Meglio il diavolo che conosci già”.
Poi ci sono i giovani, in particolare quelli con interessi socio-politici, convinti che la politica di Lungu sia favorevole a loro e economicamente più sostenibile a lungo termine.
Il terzo punto è certamente di origine etnica. Erano in molti a mormorare che non avrebbero mai votato un presidente appartenente alla tribù Tonga cui appartiene Hakainde Hichilema.
Lungu ha puntato molto sulla divisione etnica, spargendo odio e sospetto nei confronti dei Tonga, un popolo molto chiuso. Peccato solo che il motto “One Zambia, one Nation” abbia tutt’altro significato.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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