Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 6 agosto 2016
Durante il periodo coloniale, il Benin è stato derubato di molti dei suoi tesori culturali. Ora ne chiede la restituzione alla Francia. E’ la prima volta che un’ex-colonia dell’area sub sahariana avanza una tale rivendicazione.
La richiesta è stata formulata durante il Consiglio dei ministri beninese lo scorso 27 luglio. Pascal Irené Koupaki, segretario della presidenza, ha spiegato: “Il ministro della cultura e del turismo, Ange Nkoué, e quello degli esteri e della cooperazione, Aurelien Agbénonci, dovranno intavolare le trattative con la Francia e con l’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la scienza e la cultura, perché i beni storici del Benin facciano ritorno in patria”.
Si tratta di oltre cinquemila pezzi, i più preziosi sono esposti nel museo Quai Branly, altri si trovano in diverse collezioni private. Si tratta per lo più di statue antropomorfe degli ultimi re di Abomey, dinastia che regnava nel Benin fino alla fine del XIX secolo, chiamato allora il regno di Dahomey. Anche altri pezzi, di immenso valore, come scettri, troni e porte sacre del palazzo reale sono stati saccheggiati dal generale Dodds, a capo delle truppe che hanno conquistato il Paese tra il 1892 e 1894.
Il presidente francese dovrà esaminare tale richiesta. “La Francia non può più fare finta di nulla, deve guardare in faccia la propria storia. Quando si è spogliato un Paese, bisogna riparare i danni, ha rincarato Marie-Cécile Zinsou, franco-beninese e presidente della fondazione culturale che porta il suo stesso nome.
Louis-Geroges Tin, presidente del “Conseil représentatif des associations noires de France” (CRAN) ha rilevato: “E’ la prima volta che una ex-colonia francese presenta ufficialmente una tale richiesta. E’ come se la tomba di Napoleone si trovasse a Berlino e Angela Merkel rispondesse: ‘L’abbiamo presa nel 1940. E’ nostra e non abbiamo intenzione di restituire questi tesori’. Tutti troverebbero un tale atteggiamento scandaloso”.
Il CRAN chiede da anni la riparazione dei crimini legati alla schiavitù e alla colonizzazione. La restituzione dei beni culturali è – secondo il governo africano – il minimo che si possa fare. Secondo Aminata Traoré, ex-ministro della cultura del Mali, il novantacinque per cento del patrimonio storico africano si trova fuori dal Continente. Si tratta per lo più di preziosi e opere rubati durante la colonizzazione o acquistati in modo assai discutibile.
Il CRAN ha più volte chiesto al governo del Benin di presentare una domanda ufficiale per la restituzione dei suoi tesori culturali, ma un po’ per indifferenza, un po’ per paura di indisporre le autorità francesi, tale richiesta è stata avanzata solo pochi giorni fa.
Anche il principe Guézo, uno degli eredi della famiglia reale del Benin, aveva interpellato Hollande a questo proposito e alcuni membri del Consiglio dei ministri non si erano affatto dimostrati contrari alla restituzione del patrimonio. Ma durante un’audizione nel luglio 2015, Hélène le Gal, consigliere per l’Africa dell’Eliseo, aveva precisato che tutti i tesori e i beni culturali erano stati donati all’esercito francese in un momento di magnanimità dal re Béhanzin, poco prima della sua deportazione in Martinica. Si tratterebbe dunque, secondo il diritto internazionale, di una donazione spontanea.
Ora non resta che attendere una risposta ufficiale da parte delle autorità francesi. Sembra che Hollande abbia capito che in un qualche modo bisogna riparare alle malefatte del passato e la restituzione del patrimonio culturale al Benin rappresenterebbe un primo passo.
Cornelia I. Toelgyes
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