Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 28 giugno 2016
La chiamano “macchina del cibo” e teoricamente potrebbe risolvere i problemi della fame di 800 milioni di persone. Perché questa volta pare che ci siano presupposti per attuare il primo degli otto “Obiettivi del millennio”, quelli che dovevano realizzarsi entro il 2015. E questo grazie a una tecnologia tutta italiana che si chiama BioHyst (Hypercritical Separation Technology).
Questa tecnologia è il cuore del progetto “Bits of Future: food for all” portato avanti dall’associazione Scienza per amore, proprietaria dei brevetti della macchina creata dallo scienziato Umberto Manola.
Manola è riuscito a inventare un impianto che utilizzando biomasse (paglia, crusche e altri residui di cereali) riesce ad estrarre farine estremamente nutrienti sia per l’alimentazione umana che animale. Non solo, ciò che rimane di queste farine può essere trasformato in biocarburante, quindi in energia pulita.
Ma come funziona? Dopo aver caricato la materia prima grezza si accende la macchina che spara getti d’aria contrapposti ad altissima velocità. Le collisioni tra le particelle trasportate dai getti di aria fanno disgregare la struttura vegetale.
“Ai comuni processi che modificano la materia per via chimica o termochimica al fine di estrarne specifici costituenti – spiega in una nota Scienza per amore – si propone un’alternativa semplice, a basso costo e a impatto ambientale nullo. La chiave di volta del progetto è impiegare la medesima biomassa per più scopi: una stessa risorsa per cibo, energia, chimica, farmacopea”
Per fare un esempio, dalla crusca si può ricavare il 40% di farina ad alto contenuto proteico per produrre pane e pasta e il restante per la produzione di mangimi animali. Pierpaolo Dell’Omo, ricercatore all’Università La Sapienza di Roma e responsabile ricerca BioHyst: “La crusca viene di solito utilizzata come mangime animale. Attraverso il processo BioHyst si riescono da separare amidi e proteine facendo diventare il prodotto una vera farina per uso alimentare umano. Questa farina ha il doppio delle proteine della farina normale è ricca vitamine A, B1, B3, B5, B9”.
Secondo “Scienza per amore”, ogni anno nel mondo si producono 100 milioni di tonnellate di cruscami che finiscono nell’alimentazione animale. Da questi materiali si potrebbero produrre almeno 20 milioni di tonnellate di farina ad alto contenuto proteico
L’estrazione delle farine tramite il processo BioHyst, oltre ad essere a impatto ambientale nullo è socialmente ed economicamente sostenibile: ha un costo 50-60 Kw/h per tonnellata prodotta (pochi euro) che gli fanno avere risultati eccellenti con costo ridotto.
L’Unione Africana e i Paesi interessati
“Bits of Future” è un progetto nel quale credono l’Unione africana e nove Paesi sub-sahariani che hanno confermato il loro interesse per la tecnologia BioHyst: Burkina Faso, Senegal, Somalia, Ruanda, Burundi, Congo-Brazzaville, Niger, Camerun e Nigeria.
Dopo l’incontro ad Addis Abeba per discutere il progetto con il Commissario dell’Unione africana per l’Economia rurale, Rhoda Pace Tumusiime, lo scorso anno Elvis Paul Tangem – rappresentante del Dipartimento dell’Economia rurale e dell’agricoltura dell’Unione africana e coordinatore del progetto della “Grande muraglia verde per Sahara e Sahel” – ha avuto una riunione con Scienza per Amore. Durante il meeting ha dichiarato che sarebbe stato il portavoce presso i vertici dell’Ua per concordare le future attività congiunte per la diffusione del progetto in tutti i Paesi membri dell’Ua.
Hanno fiducia nel progetto e sono interessati in questa tecnologia anche la Banca Mondiale di Washington e la Banca Africana di Sviluppo di Tunisi. Hanno dato il via libera per l’installazione BioHyst a Burkina Faso, Burundi, Camerun, Congo, Ruanda, Senegal e Somalia.
(continua: BioHyst (2), la situazione in Italia)
Sandro Pintus
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