Violenze, stupri esecuzioni sommarie, in Cantrafrica pace ancora lontana

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 giugno 2016

Nella Repubblica centroafricana si continua a morire. La pace, più volte annunciata, è ancora lontana, molto lontana. Negli ultimi giorni si sono verificati nuovi  scontri anche nel nord del Paese, durante i quali sono state uccise almeno sedici persone. Altre venti sono state ferite. Un gruppo di  pastori semi-nomadi fulani (musulmani) sono stati attaccati da una banda armata di ex-Séléka (anche loro per lo più musulmani) . In queste settimane le mandrie sono in transumanza e si spostano alla ricerca di pascoli più ricchi. I pastori, che spesso provengono dai vicini Ciad e Camerun, sono generalmente armati per difendersi dai furti di bestiame.

La scorsa settimana sono morte altre dieci persone per fatti simili. Per riportare la calma è stato necessario l’intervento dei caschi blu della missione di pace MINUSCA (“United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic”).

Violenze inaudite. Un militare governativo calpesta un presunto ribelle

Nuovi attacchi sono stati segnalati anche a Bangui, la capitale dell’ex-colonia francese. Il bilancio provvisorio è di sette morti e tredici feriti. Domenica scorsa un gruppo armato di autodifesa ha preso in ostaggio sei poliziotti. Malgrado l’intervento dei militari di MINUSCA, nella capitale si respira ancora un’aria pesante, anche a detta della rappresentante speciale dell’ONU,  Diane Corner, che in un comunicato ha sottolineato: “Dopo il periodo post-elettorale abbiamo goduto di una certa calma, ma ora la situazione è nuovamente assai tesa. Alcuni elementi degli ex-Séléka non sono affatto soddisfatti dell’attuale situazione e cercano di prendere il controllo in certe zone della Repubblica Centrafricana. La condizione generale resta precaria”.

La presenza nel Paese di Noureddine Adam, un leader degli ex-Séléka,  sta creando instabilità un po’ ovunque, soprattutto nel nord-ovest e nel settore centrale, ma anche a Bangui.

Le elezioni, che avrebbero dovuto imprimere una svolta al Paese, per ora non hanno dato i risultati attesi. Poco più di un mese fa Fronçois Hollande, accompagnato dal suo ministro della difesa, Jean-Ives Le Drian, si era recato a Bangui per incontrare il neo-eletto presidente, Faustin-Archange Touadéra. Durante la visita il presidente francese aveva ufficializzato la fine dell’operazione Sangaris nei prossimi mesi. Alcuni militari francesi sono inquisiti dalla Procura parigina per aver commesso violenze su minori. Sotto accusa per gli stessi reati anche alcuni caschi blu di MINUSCA. Sospetti terribili che non fanno onore né alla Francia, né all’ONU ( (http://www.africa-express.info/2015/04/30/centrafrica-militari-francesi-accusati-di-molestie-sessualiverso-minori/). Il segretario generale Ban Ki-moon aveva chiesto e attenuto le dimissioni di Babacar Gaye (http://www.africa-express.info/2015/08/12/scandali-sessuali-e-caschi-blu-si-dimette-il-capo-della-missione-dellonu-centrafrica/) e di Flavia Pansieri, l’italiana che si occupava di diritti umani. (http://www.africa-express.info/2015/08/13/la-crisi-centrafricana-investe-anche-lonu-nel-caos-dopo-e-dimissioni-dellitaliana-che-si-occupava-di-diritti-umani/).

Una specialista indipendente di diritti umani, nominata dal Palazzo di Vetro, Marie-Thérèse Keita Bochum, martedì scorso in un comunicato ha richiamato l’attenzione sul fatto che è indispensabile neutralizzare le varie bande armate e ristabilire l’autorità dello Stato. La Bocoum ha chiesto al governo e  alle forze multinazionali presenti nell’ex-colonia francese, di mettere in atto misure severe per far cessare le conflittualità, proteggere la popolazione civile e gli operatori umanitari, e di assicurare reale assistenza alle vittime.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), alla fine di maggio 2016 su una popolazione di 4,6 milioni, gli sfollati erano ancora 415.300 e i rifugiati nei Paesi confinanti 467.800. Alcune migliaia i morti. Otre la metà della popolazione necessita di aiuti alimentari; attualmente solo 1,9 milioni di centrafricani  possono usufruire del piano di intervento umanitario. Mancano le strade per poter raggiungere la popolazione, specie durante il periodo delle piogge;  inoltre per gli operatori umanitari è pericoloso avventurarsi all’interno. Le bande armate sono sempre in agguato. Cibo, medicinali valgono più dell’oro in un Paese distrutto dalla guerra iniziata alla fine del 2012.

In un recente rapporto, i ricercatori di Human Rights Watch hanno accusato alcuni soldati del Congo-Brazzaville, presenti nel corpo di pace della MINUSCA, di uccisioni extragiudiziali. Tra la fine del 2013 e e giugno 2015 avrebbero ammazzato almeno diciotto persone, tra loro anche donne e bambini.

Da tempo era in corso un indagine sulla sparizione di alcune persone. La conferma è arrivata con la scoperta di una fossa comune vicino a Boali, nei pressi di una base militare delle forze di pace. Nella tomba c’erano i poveri resti di dodici persone, che nel marzo 2014 erano state arrestate dai soldati congolesi.

Human Rights Watch ha anche documentato la morte per tortura di due leader anti-balaka (vi aderiscono principalmente cristiani e animisti) a Bossangoa, nel dicembre 2013. Altri due presunti anti-balaka sarebbero stati fucilati nella pubblica piazza dagli stessi militari di Brazzaville a Mambéré nel febbraio 2014.

Due civili sarebbero stati picchiati a morte nel giugno 2015 sempre a Mambérè. Per ora il governo congolese non ha preso alcuna misura contro i soldati implicati.

Human Rights Watch chiede all’Unione Africana, all’ONU e alle autorità giudiziarie la massima collaborazione, affinchè i responsabili di tali efferati atti vengano individuati e portati davanti alla Corte marziale, per impedire altri delitti del genere.

Una guerra civile crudele, dove le violenze sessuali, lo stupro di gruppo diventano una vera e propria arma da guerre. Ragazze, giovani donne sole, abbandonate, che spesso si ritrovano madri, loro malgrado, dopo giornate di sofferenze atroci. Nella ex-colonia francese anche le lacrime sono un lusso. Bisogna continuare a vivere, proteggere e far crescere i figli, nella speranza che il futuro riservi una vita degna di essere vissuta.

Le atrocità e la guerra civile nella Repubblica centrafricana si consumano nel silenzio del mondo.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

 

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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