Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 giugno 2016
Diciannove etiopi, sono morti per asfissia in un container. L’incidente è avvenuto nel Congo-K (cioè la Repubblica Democratica del Congo, RDC) dove il container era sistemato su un camion immatricolato in Zambia..
Le forze dell’ordine della RDC hanno ispezionato l’automezzo a sette chilometri dal posto di frontiera Mwenda, nel Alto Katanga, provincia situata nel sud-est del Paese. Gli agenti sono stati attratti dall’odore nauseabondo che proveniva dal suo interno.
Jean-Pierre Lubosha, responsabile locale della Direzione generale per l’immigrazione (DGM) del Congo-Kinshasa, ha precisato: “Abbiamo aperto il container e trovato novantaquattro migranti, diciannove tra loro erano morti”.
I due autisti del camion avevano dichiarato in precedenza alle autorità di trasportare un carico di pesci. “Ma l’odore ci ha insospettito”, ha spiegato Lubosha.
Sempre secondo il direttore locale per l’immigrazione, i cadaveri sono stati consegnati alle autorità zambiane giovedì sera, mentre i sopravvissuti sono stati interrogati da agenti dell’immigrazione. Settantadue dei migranti ancora vivi hanno dichiarato di essere di nazionalità etiope, mentre altri tre sono zambiani. Tutti sono sprovvisti di documenti .
Lubosha ha fatto sapere che una volta interrogati, tutti gli etiopi sono stati espulsi nella giornata di venerdì e affidati ai colleghi zambiani.
I due camionisti, invece, hanno confessato di essere diretti a Ndola, in Zambia, dove un altro grosso automezzo era in attesa dei migranti etiopi, per accompagnarli fino in Sudafrica. I due autotrasportatori hanno sottolineato di aver attraversato il confine della ex-colonia belga per accorciare il tragitto.
Un accordo del 1968, siglato dalle autorità congolesi e zambiane, vieta agli agenti congolesi di controllare i veicoli con targa zambiana che attraversano il tratto stradale, lungo settanta chilometri, che si trova in territorio congolese, perché considerato una scorciatoia per collegare Shembe a Kitwe. Entrambe le città si trovano nello Zambia a cavallo della parte più a sud della RDC.
Attualmente l’Etiopia è colpita dalla più severa carestia degli ultimi trent’anni. Secondo Ahunna Eziakonwa-Onuchie, coordinatore della risposta siccità dell’ONU, oltre dieci milioni di persone sono a rischio di perdere il raccolto e il bestiame e necessitano di assistenza umanitaria.
Uno speciale appello per la carestia in Etiopia è stato lanciato dal segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon alla comunità internazionale alla fine di gennaio, durante una sua visita nella nostra ex-colonia. Il Paese ha bisogno urgentemente 1,4 miliardi di dollari per far fronte alle prime necessità. Il vice-primo ministro etiope, Demeke Mekonnen, ha fatto sapere che il suo governo non possiede nemmeno la metà dei soldi necessari.
In questo momento le gente scappa dall’Etiopia per vari motivi: perché cerca una vita migliore, o per sottrarsi alla fame e alla miseria (negli ultimi anni le condizioni sono peggiorate) o infine, per sfuggire alle angherie e all’emarginazione che il governo persegue conto la popolazione oromo. (http://www.africa-express.info/2016/06/17/etiopia-hrw-denuncia-strage-di-400-manifestanti-nella-regione-di-oromia/).
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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