L’ONU giudica l’Eritrea: è peggio dell’inferno

Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 giugno 2016

Crimini contro l’umanità. Ecco cosa ha evidenziato il nuovo rapporto della commissione d’inchiesta della Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Eritrea, presentato ieri durante una conferenza stampa a Ginevra.

Se la relazione dello scorso anno (http://www.africa-express.info/2015/06/11/il-rapporto-onu-che-inchioda-la-dittatura-eritrea-litalia-non-puo-essere-complice-dei-tiranni/) ha lasciato tutti annichiliti, il nuovo rapporto lascia senza parole. Finalmente una fonte autorevole conferma ciò che le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e gli stessi eritrei fuggiti da questa terribile realtà hanno sempre sostenuto: la nostra ex-colonia è una galera a cielo aperto, dove i diritti vengono regolarmente calpestati, anzi, sono inesistenti.

In sintesi, la Commissione d’inchiesta ha rilevato quanto segue:
“Crimini contro l’umanità sono stati commessi in maniera sistematica e generalizzata nei centri di detenzione, nei campi di addestramento militare, e in altri luoghi sparsi in tutto il Paese negli ultimi 25 anni”.

E prosegue: “Crimini di riduzione in schiavitù, pene detentive, sparizioni forzate, torture, violazioni, persecuzioni, assassini, atti aberranti, disumani di ogni genere sono stati commessi nel quadro di una campagna generalizzata e sistematica dal 1991, per infondere paura e dissuadere gli oppositori per avere il pieno controllo della popolazione eritrea.

L’Eritrea è uno Stato autoritario, non esiste un sistema giudiziario indipendente e nemmeno un Parlamento, o altre Istituzioni democratiche, uno stato di non governance e la totale assenza di uno Stato di diritto.

Mike Smith, capo della commissione d’inchiesta ha sottolineato che non esiste nessuna prospettiva che il sistema giudiziario eritreo giudichi in maniera trasparente ed equo gli autori di questi efferati crimini. Bisogna ascoltare le voci delle vittime e i criminali devono essere giudicati. La comunità internazionale deve ora prendere le misure necessarie e riferire anche alla Corte penale internazionale, oltre che ai tribunali nazionali competenti affinchè si possano individuare una volta per tutte le responsabilità delle atrocità commesse in Eritrea”.

Smith, durante la conferenza stampa di ieri, ha evidenziato che si suppone che dal 1991 quattrocentomila persone siano state tenute in stato di schiavitù.

Secondo l’ONU un numero consistente, fino a cinquemila persone, scappano mensilmente dalla nostra ex-colonia, rischiando ogni momento di morire durante la fuga e, non per ultimo, di annegare nel Mediterraneo mentre cercano di raggiungere l’Europa, in cerca di una vita migliore.

Dal 2014 la commissione ha ascoltato ottocento eritrei in esilio e ha ricevuto quarantacinquemila esposti scritti. L’Eritrea è uno tra i Paesi più poveri al mondo. La maggior parte della popolazione vive con meno di 480 dollari annui.

Eppure l’Unione Europea 6 aprile 2016 ha deciso un finanziamento al governo eritreo nell’ambito dell’EDF (European Development Fund) di 175 milioni di Euro per il rifacimento della rete elettrica, costruzione di fotovoltaici e altro. Ulteriori 20 milioni sono previsti per il supporto di gestione finanziaria. (http://www.africa-express.info/2016/04/09/ammazzati-in-eritrea-giovani-che-tentavano-di-disertare-mentre-leuropa-sblocca-i-finanziamenti/)

Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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