Kenya, conferenza dell’ONU sull’ambiente per frenare il collasso del pianeta

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 26 maggio 2016

Il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, ha inaugurato oggi la Seconda Assemblea delle Nazioni Unite (UNEA-2) al quartier generale dell’UNEP a Nairobi. Tema dei lavori “Delivering on the environmental dimension of the 2030 Agenda for Sustainable Development”.

L’UNEA rappresenta il massimo livello decisionale mondiale per le risoluzioni sulla tutela dell’ambiente. I suoi lavori sono in realtà cominciati lunedì con incontri, tavole rotonde, interventi di ministri dell’ecologia provenienti da tutto il mondo. A capo della delegazione italiana il sottosegretario all’ambientem Barbara Deganim e il nostro ambasciatore a Nairobi, Mauro Massoni.

Kenyatta inaugura conferenza UNEA

I lavori si svolgono in inglese. Parlano francese solo i rappresentanti dei nostri cugini d‘oltralpe, tra cui Ségolène Royal, ministro dell’ambiente e dell’energia del governo di François Hollande. La Royal, tra l’altro, è nata in Africa, in Senegal.

Gli argomenti in discussione vanno dal traffico illegale di avorio e corno di rinoceronte, alla qualità dell’aria, alla implementazione delle leggi e delle regole, al finanziamento della Green Economy, agli obbiettivi da inseguire per uno sviluppo sostenibile. Purtroppo nei documenti ufficiali non si parla di uno dei problemi strettamente collegati alla distruzione ambientale: la corruzione. Ma il problema emerge nelle tavole rotonde, nei dibattiti e nei risultati delle ricerche.

Tutti gli interventi inaugurali hanno messo l’accento sulla necessità di agire in fretta per impedire al pianeta di scivolare irrimediabilmente verso un drammatico peggioramento delle condizioni di vita. La crescita economica non può e non deve essere selvaggia: deve fare i conti con la tutela dell’ecosistema. Ma non solo: deve confrontarsi anche con i diritti umani e con la vita sociale. Occorre combattere contro il traffico illegale degli animali o di parte del loro corpo, come le zanne d’avorio o i corni di rinoceronte. La deforestazione selvaggia sta spolpando intere parti della Terra e la sta distruggendo.

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Il presidente Kenyatta ha incoraggiato i Paesi africani a impegnarsi a incrementare le politiche di tutela ambientale. “Dobbiamo investire sostanziali risorse – ha ammonito – . Il Kenya ha firmato il protocollo sul clima e gli accordi di Parigi e siamo impegnati ad aiutare le Nazioni Unite in questo sforzo di salvare il pianeta”.

Da anni nell’ex colonia britannica è vietata la caccia grossa ma nonostante le severe regole e punizioni i bracconieri continuano a uccidere elefanti e rinoceronti. Il servizio di vigilanza del Kenya Wildlife Service di tanto in tanto sequestra avorio e corni proveniente dalla caccia di frodo. Seguono immensi roghi dei corpi di reato: “Quest’anno – ha sottolineato Kenyatta – abbiamo bruciato 105 tonnellate di zanne e 1,3 tonnellate di corno. Qiesti ultimi appartenevano a oltre 1000 rinoceronti uccisi dai bracconieri”.

Il presidente del Kenya si è poi complimentato con i Paesi che hanno messo al bando il commercio d’avorio: “Sostengono la nostra politica di tolleranza zero verso chi vuol distruggere l’ecosistema in cui viviamo”.

“La tutela dell’ambiente – ha concluso il presidente del Kenya – richiede l’impegno e lo sforzo di ognuno di noi, del pubblico e del privato. Il pianeta è un bene collettivo e la battaglia per conservarlo è comune: o vinciamo tutti, o perdiamo tutti”.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmil.com
twitter @malberizzi

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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