Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 22 maggio 2016
Una fabbrica di armi nata dalla collaborazione tra Arabia Saudita, Sudafrica e Germania è stata aperta nel regno wahabita. A fine marzo Jacob Zuma, presidente del Sudafrica, accompagnato da alcuni suoi ministri, è volato per una visita di Stato in Arabia Saudita. Durante la sua breve permanenza nella penisola, Zuma il 27 marzo, assieme al vice principe ereditario, nonché ministro della Difesa,
, ha inaugurato il nuovo complesso industriale che produrrà armi, proiettili d’artiglieria e bombe aeree.
Il nuovo stabilimento è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la Saudi Military Industries Corp. (SAMIC) e la società Rheinmetall Denel Munition (RDM). Quest’ultima, che ha sede in Sudafrica, è controllata dalla Rheinmetall AG di Dusseldorf, la maggiore industria per armamenti tedesca, con filiali un po’ ovunque nel mondo. In Sudafrica la Rheinmetall AG è associata con la Denel (Pty) Ltd. South Africa, società controllata dallo Stato, che possiede il 49 per cento delle quote azionarie della Rheinmetall Denel Munition, mentre la Rheinmetall AG il 51 per cento.
Mohamed Al-Mady, capo della SAMIC ha confermato che lo stabilimento, situato nel complesso industriale militare Al-Kharj, a sud di Riyad, la capitale saudita, è stato realizzato grazie all’aiuto della RDM.
L’opinione pubblica sudafricana non ha gradito questa joint-venture con l’Arabia Saudita, fatto reso pubblico solo dopo insistenze da parte dell’opposizione. Infine, in un comunicato del 16 aprile 2016, il portavoce del governo, Bongani Majola, ha confermato la partecipazione alla realizzazione della fabbrica in questione.
Negli ultimi mesi la Rheinmetall ha fatto parlare di se per le bombe utilizzate nello Yemen. Questi micidiali ordigni dal peso di 870 chilogrammi di peso, del quale 250 chilogrammi di esplosivo, vengono fabbricati in Sardegna, a Domusnovas, dove ha sede lo stabilimento della RWM Italia S.p.a. dal 2010, di cui òa Rheinmetall è azionista. Armi letali made in Sardinia, che partono dall’aeroporto di Elmas verso l’Arabia Saudita, alla guida della coalizione nello Yemen, dove si contano migliaia di vittime tra i civili. Finora sono partiti 4960 ordigni dallo stabilimento sardo alla volta di Riyad.
Fonti di intelligence da tempo hanno segnalato che i sauditi nella guerra in Yemen sono impegnati al fianco di Al Qaeda (sunniti entrambi) cui forniscono armi per combattere gli huti (sciiti). Il rischio quindi che le armi prodotte in Arabia Saudita con l’aiuto dei tedeschi finiscano direttamente nelle mani dei terroristi dello Stato islamico.
Un fotografo di Human Rights Watch ha fotografato una bomba inesplosa nella regione dei ribelli Hutu e grazie al numero di serie inciso sul fianco si è potuti risalire al luogo di produzione: la filiale italiana della Rheinmetall RMW Italia in Sardegna.
Giorgio Beretta, analista di OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa) ha spiegato che a legge 185/90 prevede il divieto di esportazione di armamenti verso Paesi in guerra e dove i diritti umani vengono violati. “Malgrado ciò – ha sottolineato Beretta in diverse interviste e articoli – i numeri non mentono, aumenta l’export di armamenti, ma diminuisce la trasparenza” .
Forse ora Riyad non avrà più bisogno di importare queste micidiali bombe dall’Italia. Grazie al Sudafrica e la Rheinmetall, da oggi è in grado di confezionare i “pacchetti di morte” a casa propria.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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