Dalla Nostra Corrispondente
Blessing Akele
Benin City (Nigeria), 10 maggio 2016
Il Paese più corrotto della Terra è la Nigeria? Secondo il Primo ministro britannico David Cameron, il primato spetta al gigante dell’Africa. Al secondo posto il leader inglese mette l’Afghanistan. Il Cameron-pensiero è stato registrato dai dispacci dell’agenzia Reuters, secondo cui nel corso della visita del premier alla regina Elisabetta, in vista del summit anti-corruzione del 12 maggio a Londra, le telecamere l’hanno ripreso mentre, dopo che si era avvicinato alla sovrana, le sussurrava: “Abbiamo avuto una riunione di Gabinetto proficua stamattina. Al summit parteciperanno anche i leader più profondamente (ha usato il termine inglese ‘fantastically’. ndr) corrotti, come i nigeriani”. Il primo ministro è andato avanti rincarando la dose: “Nigeria e Afghanistan probabilmente sono i due Paesi più corrotti del mondo”.
La regina, che generalmente si guarda bene da sbilanciarsi in commenti politici, ha ignorato le affermazioni del suo Primo ministro, e non ha risposto. Probabilmente le parole di Cameron s0no state sono provocazioni.
L’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby che stava accanto alla sovrana, ha commentato: “Ma il presidente attuale (Muhammadu Buhari, ndr) non è corrotto”.
E’ utile ricordare che la classifica dei Paesi più corrotti al mondo, stilata dall’organizzazione Transparency International, pone l’Afghanistan al 166°, ossia il penultimo. Gli ultimi, a pari merito, o meglio, demerito, sono la Corea del Nord e la Somalia, classificati ex equo 167esimi.
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Non è chiara la ragione del gran disprezzo di Cameron verso la Nigeria. Certamente il Paese ha avuto altissimi livelli di corruzione e ancora oggi è sicuramente uno dei più corrotti al mondo, ma è anche vero che il nuovo governo, presieduto dall’ex generale Muhammad Bihari, ha giurato guerra alla corruzione. Sono stati varati diversi provvedimenti, come ha riconosciuto anche il direttore generale di Transparency International, Cobus de Swardt, che hanno fatto risalire la Nigeria al 137° posto della classifica.
La guerra dichiarata dal presidente Buhari contro la corruzione non può essere una guerra lampo. E la si deve combattere anche contro il fuoco amico. Gli effetti benefici del nuovo corso, cominciato con l’insediamento di Buhari un anno fa, sono lenti e impercettibili.
In Nigeria la vita è ancora difficile. I prezzi sono schizzati alle stelle, quasi al livello europeo, la benzina – in un Paese che è l’ottavo produttore di petrolio al mondo – è introvabile. Il disagio sociale resta e la pressione investigativa della lotta alla corruzione si è fermata all’ex ministro del Petrolio, Alison Madueke, e all’ex capo della Sicurezza, Sambo Dasuki .
Per ora l’opinione pubblica sembra avere fiducia nei nuovi dirigenti e nella loro intenzione di cambiare il sistema di amministrazione della cosa pubblica. Il presidente Buhari dice di essere consapevole dell’alto grado di malaffare nel Paese e ha riconosciuto che “la corruzione è diventata un modo di vivere durante la guida dei pseudo-governi democratici recenti”. Non gli ha citati, ma è chiaro che si riferiva a chi era al potere dal 1999 al 2015 e cioè l’ex generale Olusegun Obasanjo, Musa Ya’Ardua e Goodluck Jonathan.
A far lievitare in quegli anni la corruzione nigeriana a livelli enormi ha giocato un ruolo importante anche la Gran Bretagna, che ha cominciato la sua attività corruttiva durante l’occupazione coloniale. E anche attualmente il tipo di rapporto che intercorre tra il Paese africano e la sua antica potenza coloniale non è proprio così limpido. Il governo di David Cameron stesso ha avvallato diversi contratti con quello che ora definisce il Paese più corrotto del mondo. La British Petroleum (BP) ha stipulato accordi proficui e vantaggiosi. Ma non solo petrolio. La Gran Bretagna ha venduto armi e arsenali bellici ai “pseudo-governi democratici” che si sono succeduti a potere.
Nel 1999, subito dopo la caduta dell’ultima dittatura militare guidata con il pugno di ferro dal generale Sani Abacha, Londra è stata tra i primi a plaudire al governo nigeriano definito democratico. Forse non sapeva che al potere c’erano personaggi corrotti e legati al malaffare?
La corruzione che affligge l’Africa parte da lontano e trova ospitalità nei salotti buoni della finanza e della politica occidentali. Al summit anticorruzione di Londra sembra che questo concetto non sia stato chiarito a sufficienza. Definire i Paesi del continente “drammaticamente corrotti” è piuttosto limitativo (ma anche fuorviante) perché riversa la responsabilità del disastro da una parte sola.
Tra l’altro, proprio la Gran Bretagna è uno dei Paesi che più si è opposto alla messa al bando dei paradisi fiscali, quei luoghi dove si annida il malaffare e dove si incontrano flussi il denaro appartenenti a imprenditori insospettabili, politici potentissimi, magnati dell’industria, capi di cosche mafiose, trafficanti di droga e banditi d’ogni genere. Insomma non solo a Panama, ma anche alle Isole Vergini Britanniche, in quelle del Canale (situate nella Manica), all’isola di Man (tra Inghilterra e Irlanda), oltre che nella City londinese si riversano i soldi di tutti coloro che affidano almeno parte delle loro ricchezze alle mani esperte di riciclatori di professione e maneggiatori di denaro sporco proveniente da traffici illeciti, da evasioni fiscali, da transazioni scorrette, da guerre dimenticate e da transazioni finanziarie inconfessabili. D’altro canto il padre dello stesso Cameron non aveva forse una società di comodo proprio a Panama?
Le società fantasma nei paradisi fiscali servono per evadere le tasse a casa propria, un comportamento comunque illecito (oltre che moralmente riprovevole) che – come la corruzione – sottrae risorse alla propria comunità.
Muhammadu Buhari ha reagito pesantemente alle dichiarazioni provocatorie e scarsamente diplomatiche di Cameron. Alla domanda se avrebbe preteso le scuse del premier britannico ha risposto: “Onestamente non so proprio cosa farmene delle sue scuse. Piuttosto il governo del Regno Unito restituisca, e con solerzia, tutti i miliardi di sterline custoditi nei suoi forzieri. Molti di quei fondI provengono da crimini economici e finanziari commessi dai vari leader politici della Nigeria a partire dall’epoca di Olusegun Obasanjo”.
Buhari ha citato esempi concreti di crediti nigeriani vantati presso istituti bancari londinesi come quelli bloccati nei conti dell’ex governatore dello Stato di Bayelsa, Diepreye Almieyeseigha, che nel 2005, arrestato a Londra per sottrazione di fondi pubblici, aveva tentato di scappare travestito da donna. Era stato scoperto e arrestato dai doganieri dell’aeroporto di Heathrow.
Il leader nigeriano ha poi segnalato i conti dell’ex governatore del Delta State James Ibori, attualmente detenuto nelle galere britanniche dove sta scontando una condanna per corruzione e riciclaggio.
Infine, ha ricordato il caso dell’ultimo politico di alto rango, quello della signora Alison Mandueke, ex ministro del petrolio, arrestata a Londra e tuttora sotto cauzione per frode, corruzione, riciclaggio di denaro pubblico.
Cameron, additando altri Paesi super-corrotti ha commesso quindi una leggerezza giacché qualche guaio interno ce l’ha anche Londra che nella stessa classifica di Transparency International si colloca al decimo posto, assieme a Germania e Lussemburgo. (L’Italia è al 61°).
Blessing Akele
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