Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 2 maggio 2016
Il più grande falò di avorio della storia, il 30 aprile, per dare l’esempio contro la strage di elefanti e di rinoceronti e mette in pericolo le fragili economie di quei Paesi del continente africano che vivono dal turismo ecosostenibile.
Con una cerimonia solenne, nel Parco nazionale di Nairobi, in Kenya, sono state bruciate 105 tonnellate di zanne di elefante, 13,5 quintali di corno di rinoceronte e avorio lavorato.
Montagne di avorio confiscato ai trafficanti, accatastato ordinatamente in 11 roghi, accesi dal presidente keniota Uhuru Kenyatta che continua la guerra per contrastare il bracconaggio e il traffico illegale di avorio. Erano le zanne di quasi 7.000 elefanti che sul mercato hanno un valore di 170 milioni di dollari Usa.
Ogni anno in Africa, secondo fonti dell’ong Burn the Ivory, sono 35mila gli elefanti sterminati, numeri che vedrebbero estinto, l’elefante africano entro 10 anni.
Il presidente keniota ha dichiarato, alla conferenza stampa nel Parco nazionale di Nairobi, : “Esistono prove evidenti che il bracconaggio è sostenuto da organizzazioni criminali internazionali. Un sistema che alimenta la corruzione e ostacola il percorso del nostro Paese verso uno sviluppo sociale ed economico sostenibile.”
Kenyatta, al Giant’s Club Summit, il Forum dei leaders che combattono il bracconaggio degli elefanti in Africa, qualche giorno fa ha affermato che sarà possibile vincere la lotta contro il bracconaggio e la vendita illegale di avorio sono attraverso alleanze e maggiore cooperazione tra Stati africani che ospitano elefanti.
Tra il 2002 e il 2011, Save the Elephants ha stimato che la popolazione di elefanti del mondo sia stata ridotta del 62 per cento e che tra il 2010 e il 2012, siano stati uccisi 100mila elefanti.
La domanda maggiore di avorio, da fonti IFAW-International Fund for Animal Welfare, viene dall’estremo oriente. La Cina copre il 54% del mercato e tra il 2010 e il 2014, il prezzo dell’avorio grezzo è triplicato arrivando a 2.100 dollari Usa al kilo (vedi: L’avorio distrutto e quei cento mila elefanti uccisi in due anni).
Boko Haram e Al-Shabaat, secondo New Scientist, sono tra i responsabili del bracconaggio di elefanti. Il gruppo jiadista nigeriano colpisce gli elefanti del Camerun e i somali di Al-Shabaat fanno bracconaggio in Kenya. I fondi della vendita di avorio vengono utilizzati per finanziare le loro azioni di terrore.
A Nairobi esiste l’Orphan’s Project, conosciuto come Orfanotrofio degli elefanti. É un progetto del David Sheldrick Wildlife Trust , che ospita una trentina di elefantini, si occupa di riabilitazione dei cuccioli scampati all’uccisione del gruppo familiare per prenderne le zanne o infortunati e lasciati dal gruppo che non poteva salvarli.
I cuccioli che hanno veri e propri trami simili a quelli degli esseri umani (vedi: I traumi psicologici del bracconaggio sui cuccioli di elefante orfani), vengono messi in libertà dopo qualche anno.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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