Africa-Express
Cairo, 18 aprile 2016
Oltre quattrocento persone sono annegate questa notte durante un naufragio nel Mediterraneo tra l’Egitto e le nostre coste. I morti sono per lo più somali, ma tra le vittime ci sarebbero anche eritrei e etiopi, stipati su quattro barconi che si sono rovesciati durante la traversata.
Le informazioni sono ancora frammentarie e tutte da verificare. Per ora sembra che i soccorritori siano riusciti a trarre in salvo solamente ventinove persone.
La notizia è stata ripresa dalla BBC in arabo (http://www.bbc.com/arabic/worldnews/2016/04/160417_somali_migrants_drowned?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter).
L’ambasciatore somalo in Egitto, citato appunto nel comunicato dall’emittente britannica, ha dichiarato che accertamenti in merito sono tutt’ora in corso.
Questo ennesimo naufragio coincide con la terribile tragedia, avvenuta nel Canale di Sicilia
esattamente un anno fa, durante la quale morirono ottocento persone.
Sulla vicenda odierna, comunque, regna una grande confusione.
L’Agenzia Associated Press (AP) riporta in un suo articolo del primo pomeriggio che il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, il primo ministro, Omar Abdirashid Ali Sharmarke e il portavoce del Parlamento, si sono rivolti alla nazione con un comunicato congiunto:
“E’ una terribile tragedia, dobbiamo ricordarci di scoraggiare i nostri ragazzi di intraprendere viaggi così pericolosi”.
Poche ore più tardi il ministro dell’informazione somalo, Mohamad Abdi Hayir aka Mareye, ha fatto sapere che i giovani annegati sarebbero “solamente” duecento, forse anche meno.
La pagina facebook “I am Somali” riporta diversi fotomontaggi di somali che avrebbero perso la vita in questo naufragio. Finora non è stato possibile verificare la loro identità. Molti di loro sarebbero comunque studenti iscritti in università egiziane e sudanesi.
In un’altra pagina web somala “Goobjoog News” è riportata la testimonianza di un sopravissuto, Awale Warsame. Il ragazzo afferma: “Nel barcone c’erano cinquecento persone, per lo più somali; solo ventitre si sono salvate. Siamo partiti da Alessandria d’Egitto il 7 aprile. Il barcone si è capovolto il 12, ma siamo stati soccorsi solamente cinque giorni dopo, da un mercantile filippino a largo di un’isola greca. Ci siamo aggrappati a dei pezzi di legno per non annegare”.
Il portavoce del ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, afferma che il suo dicastero non ha ricevuto nessuna comunicazione in tal senso.
Anche Ayoub Jassem, portavoce della guardia costiera libica, non è stato in grado di confermare il naufragio.
Nemmeno la guardia costiera greca ha ancora fornito notizie su questa tragedia. Mentre hanno annunciato il salvataggio di quarantuno migranti, avvenuto sabato scorso, a 175 chilometri a largo delle sue coste sud-occidentali, perché un’imbarcazione in legno aveva perso il timone. Il mercantile, battente bandiera filippina, che ha soccorso i migranti di nazionalità egiziana, eritrea, somala e sudanese, è arrivato nel porto di Kalamata, nel sud del Paese, nelle prime ore di domenica mattina, 17 aprile.
La tragedia è stata ripresa dalle più grandi testate mondiali, eppure finora le autorità competenti Grecia, Libia, Egitto non hanno confermato, ma nemmeno negato, l’accaduto.
UNHCR in Grecia ha fatto sapere che nessun sopravissuto è stato portato a Creta o sulla vicina isola di Karpathos.
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