Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 17 aprile 2016
A Idriss Déby Itno, attuale presidente del Ciad, non piace chi disapprova la sua quinta candidatura alla presidenza.
Quattro dimostranti che intendevano protestare (non che hanno protestato) contro la sua ennesima candidatura a capo dello Stato, il 14 aprile scorso, sono stati condannati dal Tribunale di N’djaména a quattro mesi di reclusione con la condizionale. Il tribunale ha anche loro proibito di “impegnarsi in attività sovversive”.
Mahamat Nour Ibedou, Younous Mahadjir, Nadjo Kaina Palmer e Celine Narmadji, questi i nomi dei condannati, sono stati accusati di “provocare affollamento non armato” “tentativo di turbare l’ordine pubblico” e “disobbedienza all’autorità”.
Amnesty International ha preso posizione contro la sentenza: ”Questa condanna costituisce una grave violazione del diritto di libertà di espressione, di associazione e di manifestazione politica in Ciad”.
”Questo verdetto mostra la severa intolleranza delle autorità davanti al diritto di libertà di espressione – ha sottolineato Samira Daoud, direttore regionale di Amnesty per l’Africa centrale e occidentale – In Ciad gli attori della società civile sono sottoposti a una terribile pressione e vivono con una spada di Damocle sulle loro teste”.
Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty sui diritti umani, il Ciad è tra quei Paesi che ha fatto e fa uso sproporzionato di violenza verso coloro che protestano contro il presidente.
Nel mese di luglio 2015 sono state approvate leggi antiterrorismo molto restrittive per contrastare gli attacchi di Boko Haram provenienti dalla confinante Nigeria verso la regione del lago Ciad. Leggi che hanno creato pesanti ripercussioni per i cittadini ciadiani e per gli stranieri residenti.
Il 9 novembre scorso nella regione della capitale è stato introdotto lo stato di emergenza e il governatore ha il potere di vietare la circolazione di persone o veicoli e decidere sulle perquisizioni domiciliari.
Idriss Déby, che da gennaio 2016 è anche presidente di turno dell’Unione Africana, governa il Ciad da 26 anni. Ufficiale dell’esercito, nel 1990, con il Movimento Patriottico di Salvezza (MPS) da lui fondato, prende il potere del paese del Sahel con un colpo di stato, spodestando il dittatore Hissène Habré.
Viene eletto costituzionalmente presidente nel 1996, poi nel 2001, 2006 e 2011, elezioni in odore di brogli. Nel 2005 fa cambiare la Costituzione eliminando l’articolo che impedisce l’elezione alla più alta carica dello Stato dopo il secondo mandato. Il MPS, con 113 su 188 seggi, ha la maggioranza assoluta in parlamento.
Sandro Pintus
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