Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 6 aprile 2016
È stato condannato a morte per un post pubblicato facebook. Succede in Mauritania a Mohamed Mkhaïtir, blogger di 32 anni. La sua colpa è avere criticato, il 24 dicembre 2014, chi usa la religione per emarginare alcuni gruppi sociali nel suo Paese.
La condanna è stata emessa dal giudice del tribunale di Nouadhibou – a ovest dello Stato africano – che ha accusato Mohamed di apostasia per aver “parlato con leggerezza” del profeta Maometto.
Dopo l’arresto, il 5 gennaio 2015, il blogger si è pentito due volte, prima e durante il processo, spiegando che non voleva in alcun modo criticare il Profeta o l’Islam. Intendeva solamente denunciare chi usa la religione contro alcuni gruppi appartenenti alla società mauritana.
Nessuna indulgenza è arrivata dai giurati del tribunale nonostante il codice penale, con l’art. 306, preveda un atto di clemenza in caso di pentimento. I legali di Mohamed, subito dopo la sentenza, hanno presentato appello contro la condanna e sono in attesa della data dell’udienza.
Amnesty International, con la pubblicazione odierna del “Rapporto sulla pena di morte 2015”, ha denunciato il caso e ha lanciato l’appello “Salviamo la vita a Mohamed Mkhaïtir” per firmare contro la condanna a morte del giovane blogger.
Secondo il Rapporto di Amnesty, nel 2015, in Mauritania sono state emesse cinque condanne a morte non eseguite. Fino alla fine dell’anno, nel braccio della morte si contavano 19 detenuti, 13 dei quali stranieri.
La pubblicazione parla di un miglioramento riguardo all’utilizzo della pena di morte nell’Africa sub-sahariana durante l’anno passato. I Paesi abolizionisti sono diventati 18 e durante lo scorso anno si sono aggiunti anche Madagascar e Repubblica democratica del Congo.
Sandro Pintus
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Crediti foto:
– Mappa della Mauritania
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