Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 1 aprile 2016
La Corte costituzionale sudafricana ha condannato il presidente Jacob Zuma al pagamento di parte delle spese per i lavori di ristrutturazione e sicurezza della sua casa con fondi pubblici.
Una ristrutturazione piuttosto ampia che comprende anfiteatro, piscina, centro per visitatori oltre a un allevamento di bovini e nuove abitazioni che secondo il Public protector, l’organo anticorruzione, niente ha a che fare con la sicurezza del Capo dello stato.
Tutto nasce dallo scandalo per 215mln di rand (circa 13mln di euro) di denaro pubblico, che il presidente della repubblica a utilizzato per “mettere in sicurezza” la sua residenza di campagna nel villaggio di Nkandla, nella provincia sudafricana del KwaZulu-Natal.
Zuma aveva rifiutato il giudizio del Public protector che nel 2014 stabilì la restituzione allo Stato di parte del fondi utilizzati, motivo per cui i maggiori partiti di opposizione – Economic Freedom Fighters (EFF) e Democratic Alliance (DA) – decisero di ricorrere all’Alta corte.
Il ministero del Tesoro, entro i prossimi 60 giorni, determinerà la cifra cher Zuma dovrà restituire allo Stato. Il presidente sudafricano nega di aver commesso illeciti ma per l’opposizione la condanna è un motivo valido per chiederne l’impeachment perché ha violato la Costituzione.
Lo “scandalo Nkandla” è un’occasione più che ghiotta cavalcata subito da EFF e DA che hanno lanciato un’offensiva mediatica attraverso i social network. Il giovane e agguerrito leader di Democratic Alliance, Mmusi Maimane, ha immediatamente diramato una nota nella quale dichiara che il suo partito ha ufficialmente iniziato l’iter per l’impeachment contro Zuma.
Mentre l’opinione pubblica scende in piazza per protestare, su twitter, da ieri, impazza l’hashtag #paybackthemoney (restituisci i soldi) mentre Democratic Alliance ha iniziato la campagna #ImpeachZuma e l’EFF twitta “Nessuno aiuterà Zuma in questo momento. L’imperatore è a piedi nudi. Non può essere salvato. È finito!”.
Il presidente invece se la ride, anche in Parlamento, dove con una performance trasmessa da tutte le TV sudafricane prende in giro l’opposizione dicendo che non sono nemmeno in grado di pronunciare bene “Nkandla”, il nome del villaggio del suo compound rurale.
Rispondendo a un’interrogazione parlamentare del leader dell’EFF, Julius Malema – ex presidente dei Giovani dell’African National Congress, espulso dal partito – il Capo dello stato ha affermato che il Public protector “ha ‘raccomandato’ di pagare e una raccomandazione non è un verdetto. Il Parlamento deciderà su questo argomento. Quindi non capisco – ha sottolineato – perché dovrei restituire quel denaro. Spero che i vostri legali vi aiutino a capire cosa significa ‘raccomandare’ ”.
Ora tutto si gioca in Parlamento dove l’ANC, partito di maggioranza, detiene 249 dei 400 seggi dell’Assemblea nazionale. Democratic Alliance con 89 seggi e Economic Freedom Fighters che ne detiene 25, difficilmente riusciranno a mettere fuori gioco il presidente.
Ma l’ANC, su pressione dell’opinione pubblica potrebbe “invitare” Zuma a rassegnare le dimissioni come fece nel 2008 con l’allora presidente Thabo Mbeki.
Sandro Pintus
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Crediti foto:
– Mappa Sudafrica
By OCHA, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32650153
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