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Nairobi, da un anno misure eccezionali all’aeroporto: perché non negli scali europei?

Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
Milano, 23 marzo 2016

Una delle regole principali che deve seguire chi non vuole restare vittima di un attentato è quella di evitare i luoghi affollati, specie se non ci sono controlli di sicurezza. I terroristi, invece colpiscono i luoghi frequentati o superfrequentati per fare il massimo di danni e, purtroppo, di vittime.

DOPO L’ATTACCO AL  WESTGATE

L’hanno capito anche a Nairobi e così dopo il cruento attacco al centro commerciale Westgate, nel settembre 2013, (fece ufficialmente 68 morti, ma probabilmente molti di più) i controlli di sicurezza nei luoghi dove ci sono assembramenti sono decisamente aumentati.

Prima di entrare nello spazio dell’aeroporto, più o meno a un chilometro di distanza, è stato allestito un piazzare dove i veicoli vengono passati al setaccio (foto Nicole Pagani)

Tra gli obbiettivi sensibili ci sono ovviamente gli aeroporti. Da poco meno di un anno, era l’aprile 2015, al Jomo Kenyatta International Airport della capitale keniota sono state attivate imponenti misure di sicurezza per impedire che i passeggeri possano entrare nello scalo con il loro micidiale carico di armi e di esplosivi. La domanda che viene naturale è: ”Come mai queste misure non sono state adottate in Europa?”

A un chilometro circa sullo stradone che conduce allo scalo di Nairobi è stato allestito un grande piazzale dove sono state costruite sotto un’enorme pensilina 16 corsie canalizzate, attraverso cui devono transitare tutti i veicoli diretti all’aeroporto. I passeggeri sono obbligati a scendere e a passare un controllo di sicurezza che li sottopone a un primo screening.

Auto entrano sulla pedana dove verranno passate al setaccio da apparati elettronici

ESAME RADIOGRAFICO ALLE AUTO

I mezzi invece devono fermarsi su una pedana, dove vengono sottoposti a un checkup radiografico. Il fondo nell’auto, l’abitacolo, il vano motore e il bagagliaio sono ispezionati elettronicamente con telecamere e altre apparecchiature altamente sofisticate in grado di individuare armi ed esplosivi.

Auto escono dopo lo screening

Passato questo controllo si può accedere all’aeroporto e ai suoi quattro terminal. Il primo, costruito da poco, è riservato alla compagnia di bandiera, Kenya Airways e al suo partner principale (e proprietario di una quota significativa) la KLM; il secondo e il terzo agli altri voli internazionali e il quarto alle compagnie di voli nazionali. I terminal sono tutti circondati da parcheggi dove si può lasciare la propria auto.

Alcuni monitor nella stanza di controllo

Prima di entrare nei terminal i passeggeri devono mostrare passaporto e biglietto. A quel punto i bagagli sono sottoposti a un altro controllo radiografico. Gli agenti li fanno passare dentro gli apparecchi elettronici. Finalmente si può entrare nel padiglione dove ci sono i banchi dell’accettazione passeggeri.

DOCUMENTO RISERVATO PUBBLICATO IN ESCUSIVA

Una volta completata la procedura di accettazione, si passa il controllo di polizia dove vengono rilevate le impronte digitali, scattata una fotografia del passeggero e controllato via scanner il suo passaporto. A questo punto le scale mobili portano al piano piano superiore, nello spazio d’attesa. Al momento di entrare nel gate vero e proprio, si ha un ultimo controllo personale e dei bagagli a mano. Bagagli e passeggeri passano di nuovo sotto uno scanner. Solo allora si può entrare, al momento della chiamata, nei finger che portano all’aereo o alle scale che conducono alla pista e quindi al velivolo con cui si partirà.

Il 10 marzo scorso su Africa ExPress abbiamo pubblicato in esclusiva un documento riservato, inviato dal capo della polizia del Kenya, Eric Kiraithe, a tutti i direttori degli aeroporti dell’ex colonia britannica. http://www.africa-express.info/2016/03/10/massima-allerta-negli-aeroporti-del-kenya-si-teme-un-attentato-suicida-degli-shebab/

L’UE ATTACCATA A BAMAKO IL GIORNO PRIMA DI BRUXELES

Kiraithe li metteva in guardia su un possibile attentato organizzato dagli shebab, che si stavano addestrando per questo. Immediatamente sono scattate ingenti misure di sicurezza, anche se i terroristi non si sono fatti vedere. Il Kenya è in prima linea e sotto attacco dei fondamentalisti somali legati ad Al Qaeda, dopo che le sue truppe il 16 ottobre 2011 sono penetrate in Somalia in una campagna militare contro gli insorti islamici. L’operazione, chiamata l’Linda Nchi (“Proteggere la patria”, in swahili), è ancora in corso e gli shebab hanno più volte proclamato, per questo motivo, di essere in guerra contro il Kenya.

Militare del contingente europeo addestra soldati maliani

Il Paese è quindi nel mirino, esattamente come in questo momento sembra essere l’Europa. Non sarebbe certo sorprendente se si venisse a scoprire che l’attacco al quartier generale del contingente dell’Unione a Bamako il 21 marzo (http://www.africa-express.info/2016/03/21/12790/ ) (cioè il giorno prima degli attacchi a Bruxelles) si dovesse inquadrare in una campagna terroristica coordinata contro il vecchio continente. Chissà se le varie intelligence occidentali ci hanno pensato.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
@malberizzi

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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