Antonio Mazzeo
Catania, 7 marzo 2016
Dopo le forze armate Usa, anche la Gran Bretagna ha già trasferito o sta per trasferire a Sigonella i droni killer per bombardare in Libia. La presenza di velivoli britannici super armati nella grande stazione aeronavale siciliana è stata paventata dal parlamentare David Anderson (Labour Party) e non smentita dalla Segretaria di Stato per le forze armate, Penelope “Penny” Mary Mordaunt.
Il 29 febbraio, David Anderson ha presentato un’interrogazione urgente al governo per sapere se i “termini di riferimento del permesso concesso all’uso della stazione aera di Sigonella si estendessero sia alle operazioni di lancio e ricovero del sistema a pilotaggio remoto Reaper che alle missioni di combattimento”.
La Segretaria di Stato ha risposto alla Camera dei Comuni il 9 marzo. “Noi siamo presenti da lungo tempo nella Naval Air Station di Sigonella e abbiamo fatto uso frequente di essa; tuttavia non è prassi normale fare commenti sui dettagli degli accordi assunti con le nazioni ospitanti”, ha replicato “Penny” Mordaunt.
Il parlamentare del Labour Party aveva presentato un altro atto ispettivo il 19 febbraio, chiedendo se le forze aeree del Regno Unito “hanno ricevuto il permesso dalle autorità italiane o comunque richiesto l’autorizzazione a utilizzare la base di Sigonella”.
“Il nostro governo ha già il permesso di operare dalla stazione aeronavale di Sigonella – aveva risposto la Segretaria di Stato -. Noi facciamo frequente uso di essa; ad esempio, nel 2015, tre elicotteri Merlin sono stati dislocati in Sicilia per prendere parte all’operazione Weald, che assicurava interventi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Attualmente stiamo operando da NAS Sigonella nell’ambito di un’esercitazione di guerra anti-sottomarini denominata Dynamic Manta”.
A fine gennaio, sulla stampa londinese era trapelata la notizia che il gabinetto del premier David Cameron aveva assunto la decisione di utilizzare i droni armati a supporto delle operazioni militari britanniche in Libia. Il 7 febbraio, il leader laburista Jeremy Corbyn aveva espresso la propria contrarietà all’impiego dei velivoli da guerra senza pilota. Adesso la responsabile del dicastero alla Difesa conferma implicitamente le attività dei droni nello scacchiere libico e il loro possibile decollo dalla Sicilia.
I droni killer della Royal Air Force (RAF) sono gli MQ-9 Reaper della General Atomics Aeronautical Systems, aeromobili a pilotaggio remoto progettati per la sorveglianza e le operazioni d’attacco, in grado di volare per 28 ore consecutive a 7.500 metri di altitudine e ad una velocità massima di 482 chilometri all’ora. Dotati di sofisticati sensori elettrottici, scanner IR e radar ad apertura sintetica, i Reaper sono armati con due bombe a guida laser GBU-12 “Paveway” da 500 libbre o del tipo JDAM (Joint Direct Attack Munition) a guida GPS, con un raggio d’azione di 28 km dal punto di lancio, più otto missili aria-terra AGM-114 “Hellefire” (fuoco infernale) per annientare veicoli supercorazzati.
Sono ventidue i velivoli Reaper in dotazione a due reparti RAF di stanza nella base aerea di Waddington, nei pressi di Lincoln (Lincolnshire): il 39° Squadrone costituito nel 2005 e il 13° Squadrone attivato solo tre anni fa. I Reaper sono stati utilizzati in Afghanistan dal 2007 al 2014 per operazioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Congresso Usa ad armare cinque MQ-9, alla fine del 2014 le forze armate britanniche hanno iniziato ad impiegarli per gli strike, prima in Afganistan e poi in Iraq e Siria.
Il 21 agosto 2015, a Raqqa, la RAF ha utilizzato i Reaper per colpire una vettura e uccidere due giovani cittadini britannici, Reyaad Khan e Ruhul Amin, ritenuti di appartenere all’ISIS. Il duplice omicidio extra-giudiziario è stato giustificato da David Cameron in nome della “lotta globale al terrorismo”. L’uso dei droni in Siria è stato poi intensificato: lo scorso 5 dicembre, i britannici hanno bombardato il campo petrolifero di al-Omar, alle porte della città di Deir Ezzor, con i Reaper decollati da uno scalo top secret e alcuni caccia Tornado ed Eurofighter provenienti dalla base cipriota di Akrotiri.
Il sistema di comando e controllo dei velivoli senza pilota britannici è strettamente integrato con quello delle forze armate statunitensi. Il 39° Squadrone della RAF fu attivato ad esempio nella base aerea di Creech in Nevada, la principale stazione guida dei droni di US Air Force, mentre l’addestramento del personale del Regno Unito preposto al controllo a distanza dei droni è condotto grazie ad un accordo con Washington nella base aerea di Holloman, New Mexico.
Il centro operativo di Waddington è inoltre sotto il controllo della base RAF di Marham, nei pressi di Kings Lynn (città portuale della contea di Norfolk), dove è ospitato il sofisticato sistema d’analisi e intelligence “Crossbow”, a uso congiunto dei comandi e delle forze da combattimento britannici e statunitensi. “Crossbow” riceve e trasmette le informazioni da e verso l’US Distributed Common Ground System (DCGS), il sistema chiave per la raccolta, l’analisi e l’elaborazione delle informazioni raccolte dai velivoli spia U-2, dagli aerei senza pilota Global Hawk, Predator e Reaper, dagli aerei MC-12 (versione militare dei Super King Air 350 attualmente impiegati da Pantelleria e Catania Fontanarossa per azioni coperte in Tunisia e Libia) e da tutte le altre piattaforme d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR) dell’US Air Force.
Ad oggi sono cinque i siti militari mondiali DCGS preposti all’analisi integrata e al trasferimento dei dati d’intelligence: le basi aeree di Langley, Virginia; Beale, California; Hickam, Hawaii; Ramstein, Germania e Osan, Corea del Sud. In Europa c’è poi un nodo centrale del sistema DCGS, connesso via satellite agli Stati Uniti e alla base di Ramstein: la stazione aeronavale di Sigonella, base operativa dei Global Hawk e dei Reaper statunitensi e – dal prossimo anno – centro di comando e controllo del nuovo sistema AGS della NATO per la sorveglianza terrestre con i droni Global Hawk di ultima generazione.
Entro il 2018, a Sigonella sarà anche realizzata l’UAS SATCOM Relay Facility per coordinare insieme all’installazione “sorella” di Ramstein le operazioni di telecomunicazione satellitare con tutti i droni Usa operativi a livello planetario.
Sigonella è già stata utilizzata da altri alleati europei per missioni con aerei senza pilota. Il 18 agosto 2011, ad esempio, l’aeronautica militare francese schierò nella base siciliana alcuni droni Harfang, coprodotti da EADS e dall’industria israeliana IAI, per eseguire attività d’intelligence nella Libia post-Gheddafi.
Acquistati dalla Francia nel 2008, gli Harfang possono operare in volo ininterrottamente per 24 ore, a un’altitudine di 7.500 metri. Al tempo, a Sigonella furono distaccati anche venticinque tra operatori, controllori e tecnici dell’Aeronautica militare francese e cinque cacciabombardieri Dassault Rafale equipaggiati con complesse attrezzature di sorveglianza aerea.
Antonio Mazzeo
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