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La repressione in Gambia colpisce un altro giornalista finito in galera

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 marzo 2016

In un appello congiunto Amnesty International, Human Rights Watch e Committee to Protect Journalists chiedono l’immediata liberazione del giornalista e direttore generale della radio indipendente Treanga FM, Alagie Abdoulie Ceesay, arrestato arbitrariamente lo scorso luglio in Gambia. Una richiesta in tale senso è stata fatta anche dal Gruppo di lavoro ONU per le detenzioni arbitrarie la settimana scorsa. Il giornalista è finito in galera con l’accusa di insurrezione e pubblicazione di notizie false. Oltre alla scarcerazione, si chiede di far cadere tutte le accuse contro di lui.

Alagie Abdoulie Ceesay poster

Dall’inizio dell’anno Ceesay è già stato ricoverato due volte in ospedale per il suo precario stato di salute.

Durante una conferenza stampa, Stephen Cockburn, vicedirettore di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale ha detto chiaramente: “Queste leggi sulla sovversione sono arcaiche e rappresentano un’evidente violazione del diritto della libertà di espressione. Il governo del Gambia continua a ignorare e a disprezzare la libertà di stampa, l’arresto di Ceesay ne è un ulteriore esempio”.

Il giornalista aveva fatto girare con il suo cellulare privato una foto in cui il presidente Yahya Jammeh puntava un fucile su un fotografo. L’istantanea era finita in rete, e, anche se Ceesay non era l’autore della foto, è stato arrestato il 2 luglio 2015 da agenti dell’intelligence. Negli ultimi anni la sua stazione radio Teranga FM è stata chiusa diverse volte.

Durante la detenzione è stato messo in isolamento ben due volte. Nel periodo del primo arresto, dal 2 al 13 luglio, è stato portato in un luogo segreto dalle forze dell’ordine e poi rilasciato. Il 17 dello stesso mese è stato fermato nuovamente e portato nella sede principale della “National Intelligence Agency“. Ovviamente non è una normale prigione; qualsiasi contatto con l’avvocato e la famiglia sono stati vietati.

Il 25 agosto 2015 Ceesay è stato incriminato dalla Corte suprema con cinque capi di accusa per sovversione e per pubblicazione di notizie false con l’intento di creare allarme e panico. Attualmente si trova nella prigione Mile 2, in un quartiere periferico di Banjul, la capitale del Gambia. Il mese scorso gli è stata negata la scarcerazione dietro cauzione per la quarta volta.

Il Gruppo di lavoro ONU per le detenzioni arbitrarie ha sottolineato la scorsa settimana che già durante l’ultima sessione del dicembre 2015 aveva dichiarato che Ceesay è stato privato ingiustamente della sua libertà, chiedendo la scarcerazione immediata con relativo risarcimento.

Alagie Abdoulie Ceesay

Da gennaio la salute del giornalista è fortemente compromessa. E’ stato ricoverato la prima volta per forti dolori allo stomaco e insonnia. E’ stato dimesso dopo poco con la seguente diagnosi: “Ingrossamento del fegato” ; un medico gli ha prescritto degli antidolorifici. Il 29 febbraio è stato visitato nello stesso nosocomio per un attacco asmatico: è stato ricondotto in galera il giorno seguente.

Anche Corinne Dufka, direttore di Human Rights Watch per l’Africa occidentale chiede l’immediata scarcerazione del giovane giornalista, precisando:“Il Gambia dovrebbe rettificare quanto prima alcune draconiane leggi che permettono alle autorità preposte di imprigionare chiunque osi criticare il governo, violando così tutti gli standard regionali e internazionali sulla libertà di espressione”.

Nell’aprile 2015 l’ex-colonia britannica ha rigettato 78 di 171 raccomandazioni fatte dall’ONU nella rivista periodica internazionale sui diritti umani nel Paese. Quelle respinte includevano ovviamente le restrizioni della libertà di parola.

Inoltre il Paese non ha mai dato seguito alle condanne pronunciate dalla Economic Community of West African States (ECOWAS) in merito a tre giornalisti: l’illegale sparizione di  Ebrima Manneh nel 2010, le torture inflitte a  Musa Saidykhan nello stesso anno, e l’assassinio di  Deyda Hydara, presidente dell’Unione della stampa gambiana nel 2014.

Corinne Dufka, direttore di HRW per l’Africa occidentale. Corinne prima era una bravissima e coraggiosa fotografa e ha coperto numerose guerre in Africa. Alcune sue immagini esclusive (le teste mozzate esposte sui tavoli al mercato di Freetown) hanno fatto il giro del mondo (maa)

Il vice-direttore esecutivo di Committee to Protect Journalists,  Robert Mahoney ha specificato: “Il governo di questo Paese mette tutte le leggi sulla sovversione e comunicazione di notizie false nello stesso calderone e sono uno strumento per la censura e dovrebbero essere abrogate. Libertà di stampa e di espressione vengono sistematicamente soffocate con leggi repressive e intimidazioni, imprigionando giornalisti indipendenti. Alagie Abdoulie Ceesay è una delle tante vittime di questa assurda politica e deve essere immediatamente rilasciato.

Nel 2014 il governo gambiano non ha permesso agli ispettori dell’ONU di visitare le carceri di massima sicurezza. Allora l’Organizzazione aveva espresso il suo disappunto in questi termini: “Siamo venuti per ricordare alle autorità, al governo che hanno il dovere di far rispettare i diritti umani. Devono assolutamente impedire che vengano commessi atti criminali, uccisioni arbitrarie dalle proprie forze dell’ordine“. (http://www.africa-express.info/2014/11/09/violazione-dei-diritti-umani-il-gambia-lascia-casa-gli-ispettori-dellonu/)

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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