Un impegno preso l’8 marzo: “Basta con le spose bambine”

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 8 marzo 2016
In occasione dell’8 marzo, a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, è stata allestita una mostra fotografica dedicata a donne e ragazze. Le istantanee raccontano la storia di chi, con forza e determinazione, non ha mai smesso di condurre la propria battaglia contro la disparità di genere.
Samira Daoud, vice-direttore regionale di Amnesty International per le campagne dell’Africa occidentale e centrale ha evidenziato: “C’è chi è stata costretta a sposarsi ancora bambina, altre hanno vissuto situazioni difficili perché vittime di discriminazione, ciò che le accomuna è la forza di lottare per i loro diritti, la speranza in un futuro migliore”.
Alcune delle fotografie esposte sono state scattate da Leila Alaoui, la giovane fotografa franco-marocchina tragicamente scomparsa insieme al suo autista Mahamadi Ouédraogo durante l’attacco dei terroristi del 16 gennaio scorso a Ouagadougou. Leila si trovava nel Paese per conto di Amnesty per un reportage sui diritti delle donne.
Malgrado tutto, oggi le donne del Burkina Faso hanno tutte le ragioni per festeggiare: solo pochi giorni fa il governo ha varato una nuova legge che impone l’età minima per i matrimoni a diciotto anni. L’ex-protettorato francese occupa il settimo posto nella classifica mondiale per le spose bambine: una su dieci ha meno di quindici anni.  Inoltre è stata anche garantita l’assistenza sanitaria gratuita per le donne in stato di gravidanza per diminuire l’incidenza delle morti durante la gestazione e il parto.
Nel suo comunicato in occasione di questa giornata, anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon ha ricordato le donne in dolce attesa. “Troppe di loro – ha specificato Ban – muoiono prima o durante il parto. Rischiano il decesso dando alla luce una nuova vita”. Il segretario generale dell’ONU ha anche ricordato che: “ Troppe bambine subiscono ancora l’infibulazione, molte altre vengono aggredite mentre si recano a scuola. Il corpo di tante donne viene usato come un vero e proprio campo di battaglia nelle guerre. In molte parti del mondo le vedove vengono ostracizzate e ridotte in miseria. Possiamo risolvere questi gravi problemi solamente rendendo la donna pienamente protagonista del cambiamento”.
E ancora il capo del Palazzo di Vetro: “Ho messo dell’ONU in pratica questa mia filosofia durante gli ultimi nove anni. Appena diventato segretario generale non c’era nessuna donna al commando dei caschi blu, nessuna donna che occupava posizioni di rilievo nella nostra Organizzazione. Oggi le donne sono a capo della pace e della sicurezza, che fino a pochi anni fa era il regno degli uomini. In tutto questo periodo ho firmato quasi centocinquanta lettere per nominare donne come “Assistenti del segretario generale” o “sottosegretari dell’ONU. E concludo con un pensiero di Confucio che ho fatto mio: “Per cambiare il mondo dobbiamo iniziare dal nostro piccolo”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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