Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 23 febbraio 2016
Il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, ha comunicato che entro aprile libererà duemila oppositori che attualmente si trovano nelle luride galere del Paese. L’annuncio è stato dato ieri mattina, al termine del colloquio con il segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, in visita a Bujumbura, la capitale dell’ex protettorato belga.
La crisi burundese è scoppiata in aprile quando il presidente Nkurunziza, un mistico pastore protestante che crede di essere unto dal Signore e predestinato a guidare il suo Paese – violando la Costituzione – ha deciso di presentarsi alla elezioni per il terzo mandato.
(http://www.africa-express.info/2015/04/26/il-presidente-del-burundi-vuole-il-terzo-mandato-proteste-e-scontri-2-morti/).
I suoi stessi amici hutu avevano tentato un colpo di Stato in maggio per bloccare le sue aspirazioni. Per settimane gli oppositori, cioè la società civile, si sono riversate sulle piazze di Bujumbura per manifestare il loro disappunto al nuovo mandato. Le proteste sono sempre state represse con violenza dalle forze dell’ordine. Ovviamente in luglio Nkurunziza è riuscito a farsi rieleggere per la terza volta, nonostante che la Costituzione preveda un massimo di due mandati.
Dallo scorso aprile ad oggi sono state uccise almeno quattrocento persone, oltre duecentocinquantamila burundesi sono scappati nei Paesi confinanti (http://www.africa-express.info/2015/11/09/burundi-sullorlo-del-baratro-centinaia-di-migliaia-in-fuga/), terrorizzati dalle violenze.
La comunità internazionale ha criticato aspramente Nkurunziza. Per alcune settimane si è temuto che il Burundi potesse piombare nell’incubo di un nuovo genocidio africano.
La visita di Ban Ki Moon precede quella del presidente sudafricano Jakob Zuma e di altri quattro capi di Stato del continente. Il segretario generale dell’ONU si è dichiarato soddisfatto del meeting con il leader burundese e ha sottolineato: “Il nostro incontro è stato sincero e produttivo. L’ONU farà ciò che sarà possibile per facilitare una soluzione pacifica della crisi. Sono qui, per evitare che il Paese sprofondi in un baratro. Il mondo non può permetterlo”.
Il segretario generale dell’ONU ha parlato con i leader dell’opposizione e del governo lunedì sera, prima di incontrare il presidente martedì mattina. Il fatto stesso che il presidente abbia promesso di liberare i prigionieri, ha quindi commentato, rappresenta un passo importante. Il capo del Palazzo di Vetro è rimasto estremamente soddisfatto della disponibilità dei leader dell’opposizione e del presidente stesso che intendono riprendere un dialogo politico costruttivo. “Intendono”, non vuol dire che il dialogo ripartirà veramente. Purtroppo siamo abituati a negoziati improduttivi che si trascinano per mesi e anche anni senza approdare a nulla. Servono solo al governante di turno per placare gli animi e per lasciare tutto immutato.
Infatti resta da chiarire un punto importante: quali rappresentanti dell’opposizione siederanno al tavolo dei colloqui, visto che alcuni si trovano in esilio, altri in galera, altri ancora hanno imbracciato le armi.
Nkurunziza dal canto suo martedì ha voluto sottolineare che l’invito a negoziare è rivolto a tutti i burundesi: sono esclusi solamente coloro che “continuano a voler destabilizzare il Paese”. Una definizione questa che comprende praticamente tutti coloro che non la pensano come lui. Già questo inquieta. E’ come se il presidente si riservasse il diritto di scegliere la controparte con cui dialogare.
Che la strada sia in salita lo dimostra la situazione assai tesa. La notte precedente la visita di Ban Ki Moon sono state fatte esplodere una decina di granate in diversi quartieri della periferia di Bujumbura. Una dozzina di persone, tra cui due militari, sono rimaste ferite.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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