Speciale per Africa ExPress,
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 20 febbraio 2016
Solo poche ore fa il presidente della commissione elettorale dell’Uganda, Badru Kiggundu, ha dichiarato Yoweri Kaguta Museveni vincitore delle elezioni presidenziali 2016 con il 60,7 per cento dei voti. Il settantunenne, indiscusso (ma contestato) leader della ex-colonia britannica, è pronto a salire sul “trono” presidenziale per la quinta volta.
La vittoria di Yoweri Musaveni era prevista. Al potere da 30 anni non poteva permettersi di perdere la sua quinta rielezione. Museveni, divenuto presidente dopo una guerra lampo contro il suo predecessore Tito Okello, ha guidato il suo Paese con fermezza e determinazione.
Permette giornali di opposizione, partiti politici alternativi e critiche pacate. Ovvio che il suo potere, però, non deve e non può essere scalfito. Quindi al momento decisivo, come è quello del voto, lui e i suoi sostenitori si irrigidiscono e scattano la repressione e i brogli.
I social network, facebook, twitter sono stati bloccati durante le elezioni. Il candidato principale d’opposizione, Kizza Besigye, suo ex medico personale, è stato ancora una volta imprigionato. Ora si trova agli arresti domiciliari. Sono scoppiati disordini che la polizia ha represso con gas lacrimogeni.
Democrazia guidata, si diceva una volta con due parole che, associate sono una contraddizione in termini, ma spiegano bene il concetto “democrazia ma non troppo”. Museveni le ha applicate comunque concretamente.
Anche l’ex primo ministro, e altro membro dell’opposizione, Amama Mbabazi, è rinchiuso in casa e la sua abitazione è sorvegliata a vista dalla polizia, ufficialmente per difenderlo dai suoi sostenitori che attendono di essere pagati per il lavoro svolto durante la campagna elettorale e ai seggi. I risultati ottenuti da Mbabazi sono minimi, insomma una sconfitta totale.
L’Uganda, fedele alleato degli americani e schierato contro il terrorismo, è economicamente cresciuto. La ricchezza è stata in qualche modo distribuita, anche se non equamente, e il tenore di vita della popolazione è sicuramente aumentato. La brutale guerriglia che ha insanguinato le regioni del nord è in sonno e quasi sconfitta. Insomma, il Paese è avanzato ma la sua democrazia no.
Lo stringer di Africa ExPress, Giacomo A. che attualmente si trova a Kampala, ha raccontato le sue impressioni di questa tornata elettorale, che ha registrato l’ennesima vittoria di Musenevi: “Sono rientrato da un giro in città pomeridiano, al momento della proclamazione ufficiale, dopo elezioni a suffragio universale. Le foto indicano che nei due punti normalmente più trafficati di
: Jinia Road roundabout e Kabalagala, il quartiere della vita sociale, sono totalmente deserti. La popolazione, invece di andare a festeggiare nelle strade preferisce starsene rintanata in casa. oppure ha posticipato il rientro dai rispettivi luoghi di origine, dove magari si sono recati a votare”.
Quasi tutti gli ugandesi vedono ormai le elezioni come un fastidio. Sono stanchi di essere bombardati da messaggi politici e promesse che poi in pratica lasciano spazio solo alla continuazione dello status quo.
Un popolo che ormai ha capito come convivere con questa politica che non accende alcun entusiasmo, protrae e postone i problemi, che restano sempre irrisolti. “La speranza è che il Presidente Museveni, considerato da molti osservatori un uomo intelligente, pragmatico e attento al sentire comune della sua gente – ha spiegato il nostro stringer saprà sintonizzarsi ancora una volta con loro, sperando che lasci da parte i cattivi consiglieri, cambiando programmi, progetti e prospettive.
Un modo questo per uscire con onore dalla vita politica, per restare nei libri di storia dell’Uganda e dell’intero continente. Chissà se il vecchio leader saprà cogliere questa sfida”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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