Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 17 febbraio 2016
Domani si vota in Uganda, Paese chiave dell’Africa orientale per il suo potere economico e militare. Yoweri Museveni , il settantunenne presidente uscente, al potere dal 1986, corre per il suo quinto mandato ed è dato come favorito anche in questa tornata elettorale.
Lunedì si sono verificati scontri a Kampala, la capitale dell’ex-protettorato britannico, dopo l’arresto di Kizza Besigye, uno dei candidati di questa tornata elettorale. Besigye, nelle tre precedenti votazioni, ha perso contro Musseveni
La polizia ha precisato che il capo dell’opposizione è stato preso in custodia, ma poi subito rilasciato; non avrebbe rispettato le regole e interrotto il traffico cittadino con il suo comizio elettorale. Prima di diventare il maggiore oppositore politico di Musseveni, Besigye è stato il medico personale del presidente e lo ha definito come dittatore.
Il portavoce della polizia, Fred Enanga, ha confermato che un civile è stato ucciso. La polizia ha sparato con pallottole di gomma per disperdere i supporter di Besigye, che senza mezzi termini ha espresso le sue perplessità su queste elezioni: “Non credo che saranno libere e democratiche”.
Assai curiose le proposte di altri due sfidanti: Abdel Bwanika, che nelle elezioni del 2006 e del 2011 ha portato a casa solo l’uno per cento dei voti e Amama Mbabazi, ex-primo ministro, hanno inserito nei loro programmi il rimpatrio delle spoglie di Idi Amin, morto in esilio a Gedda, Arabia Saudita nel 2003.
Amin, un ex-ufficiale delle forze armate, si è impadronito del potere con un colpo di Stato nel 1971, spodestando l’allora presidente Milton Obote. Un anno dopo ha espulso la numerosa comunità asiatica dal Paese. Durante il suo regime le persecuzioni erano all’ordine del giorno. Ha fatto uccidere centinaia di migliaia di persone. Una stima fatta dagli esuli e con l’aiuto di Amnesty pone il numero di vittime a cinquecento mila.
Bwanika ha persino proposto la costruzione di un museo e di una biblioteca in suo onore. E durante una visita nel nord-ovest dell’Uganda, dove si trova anche Kokobo, luogo di nascita del sanguinario despota, questo candidato alle presidenziali, ha annunciato durante un comizio elettorale alla fine dello scorso anno: “Idi Amin ha dato contributi importanti a questo Paese e questi vanno rispettati. Dobbiamo riportare in patria le sue spoglie e celebrare il suo funerale con i dovuti onori”.
Bwanika, un pastore cristiano, durante un altro comizio a Kampala, ha attaccato anche gli omosessuali. “Sono tutti posseduti dal demonio, bisogna esorcizzarli. Non possiamo accettare le imposizioni dell’Occidente”. (http://www.africa-express.info/2014/08/06/uganda-la-corte-costituzionale-cancella-la-legge-anti-gay/)
Anche Mbabazi vuole rimpatriare la salma di Idi Amin. Secondo il suo portavoce “Il nostro partito sta facendo una grande campagna per la riconciliazione degli errori commessi in passato “. Mentre lo stesso Mbabazi ha sottolineato: “Basta essere etichettati come il popolo di Amin, o Obote o Museveni. Siamo tutti ugandesi e basta”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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