Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 febbraio 2016
Si celebra oggi la giornata internazionale contro i bambini soldato. Il 12 febbraio rappresenta una data importante: esattamente quattordici anni fa è entrato in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, riguardante l’uso dei minori nei conflitti armati. Nel Protocollo viene stabilito che nessun minore al di sotto del diciottesimo anno di età possa essere reclutato o partecipare attivamente nelle ostilità.
Sono centocinquantatrè gli Stati che hanno ratificato tale Protocollo, ma a tutt’oggi la situazione è ancora drammatica. In un comunicato l’ONU ha denunciato che nel 2015 sono stati almeno duecentocinquantamila i minori impiegati come soldati nei conflitti, sia da eserciti regolari, sia da bande armate.
La situazione è piuttosto nefasta in Nigeria, nella Repubblica centrafricana, nel Sud Sudan e nello Yemen, ma troviamo i ragazzini che imbracciano fucili anche in Iraq, Afghanistan, Siria.
“Anche quest’anno, il moltiplicarsi dei conflitti e la strategia brutale della guerra, hanno reso i bambini estremamente vulnerabili per il reclutamento” – ha sottolineato Leila Zerrougui, rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU per i bambini a i conflitti armati.
I bambini soldato svolgono diverse funzioni durante la loro permanenza con le truppe regolari o non. C’è chi viene mandato al fronte, altri vengono impiegati come spie o informatori, altri ancora devono cucinare o sono destinati a fare i facchini, ma tutti sono esposti a violenze terrificanti. Sono testimoni, vittime o costretti a commettere atti di estrema brutalità. Le ragazzine, ma spesso anche i maschi, subiscono molto spesso violenze sessuali e stupri. Infine, se vengono catturati o arrestati, quasi mai questi bambini vengono riconosciuti come vittime e messi sotto protezione, secondo le norme internazionali della giustizia minorile.
La Zerrougui ha aggiunto: “Chi di loro riesce a scappare o viene congedato, fatica a ritrovare il proprio posto nella società, anzi, spesso viene addirittura rinnegato dalla sua comunità.
E’ nostro dovere disporre di fondi sufficienti per garantire a questi bambini gli studi, la reintegrazione con il necessario supporto psicologico, indispensabili per il loro futuro e per poter costruire una società migliore. Dal 2014 nel Ciad sono stati fatti enormi progressi in tal senso. Il governo ha preso le misure necessarie che impediscono il reclutamento di minori nelle forze armate regolari e il Segretario generale dell’ONU ha cancellato il Ciad dalla sua lista nera.
Anche quest’anno la campagna “bambini, non soldati” continua e la Zeroougui ha concluso il suo comunicato con queste parole: “Vi invito a pensare ai bambini soldato come a bambine e bambini che non siamo stati in grado di proteggere. E’ nostra comune responsabilità chiedere che vengano poste in essere immediate azioni per porre fine alle violazioni contro i minori. E’ arrivato il tempo di dedicare la nostra attenzione e le necessarie risorse per raggiungere gli obbiettivi”.
In questa giornata è attiva la campagna Day Red Hand, grazie a cui sono state raccolte più di 425.000 impronte di mani per chiedere di porre fine reclutamento dei bambini.
“Crescere una generazione con orrore e violenza crea individui capaci solo di produrre orrore e violenza. Noi lottiamo ogni giorno affinché i bambini comprendano che la pace è l’unica risposta possibile”, ha ribadito Annette Mkandawire, responsabile dell’organizzazione “SOS Children Village” dell’Africa orientale e meridionale.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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