Speciale per Africa Express
Davide Debernardi
Milano, 14 febbraio 2016
Joyce Frimpoma, 32 anni, non avrebbe mai immaginato come un sorriso, possa drammaticamente cambiare la vita. Un gesto semplice, spontaneo e gentile che ha scatenato la rabbia di Yaw Frimpong Adaqua, detto Freddy, compagno di Joyce e padre dei loro tre figli. Il ghanese di 42 anni ha gettato dell’acido per batteria in faccia alla ragazza, solo perché aveva scambiato un’espressione di cortesia con un cliente del suo salone di bellezza ad Accra.
“Quella mattina, quando sono entrata nel mio negozio, ho notato che qualcuno si nascondeva. Reggeva qualcosa dietro la schiena. Quando si è avvicinato, ho riconosciuto Freddy. Gli ho chiesto perché si fosse celato e se avesse bisogno di aiuto, poiché camminava lentamente e in un modo strano”, ha raccontato Joyce al Daily Mail.
Dopo quattordici anni di vita insieme, la relazione tra Joyce e Freddy cominciava a vacillare. Lei una donna giovane e solare, che con grandi sacrifici voleva trasformare il suo salone di bellezza in una attività di successo. Freddy, una persona instabile, insicura, alla costante ricerca di una realizzazione. Disoccupato e depresso passava le ore a bere e fumare droga, proiettando la sua insoddisfazione sulla sua compagna. Lui – frustrato dalla gelosia – l’accusava di parlare e sorridere troppo con i clienti maschi del salone di bellezza.
Joyce, da poco tempo, aveva interrotto definitivamente la relazione, ma quella mattina non poteva prevedere gli intenti criminosi di Freddy. “Volevo sapere che cosa nascondeva dietro la schiena e allungando la mano ho taccato il liquido dentro una vaschetta. Ho sentito bruciare. La mia borsa è caduta, mi sono chinata per raccoglierla e quando mi sono alzata lui ha gettato l’acido cercando di colpire la mia faccia”
La fortuna e l’istinto hanno assistito Joyce. La ragazza ha girato la testa e il liquido corrosivo ha colpito solo una parte del suo volto. “Mi sentivo bruciare, la faccia iniziava a sciogliersi e si alzava del fumo dai capelli. La pelle si staccava e ho cominciato a correre ed urlare, fino a quando ho perso conoscenza”. Il pronto intervento di un passante ha salvato la vita alla ragazza, che con un taxi è stata trasportata al principale ospedale del Ghana – Korle-Bu – e ricoverata nel reparto grandi ustionati.
Joyce ha subito diversi trapianti di pelle, pagati con i suoi soldi e con donazioni di parenti e amici, fino a quando per mancanza di denaro è tornata al villaggio della sua famiglia, dove è stata curata con erbe tradizionali. Mentre Freddy è stato incarcerato in attesa di giudizio, Joyce tenta coraggiosamente di ricostruirsi una vita. La ragazza soffre ancora di forti mal di testa e ha difficoltà a muovere il capo, a causa del tessuto cicatriziale che copre il collo. Durante il giorno indossa una parrucca e un velo per coprire le cicatrici ed esce di casa solo la notte accompagnata dalla sorella.
L’aggressione con acido è anche conosciuta come “vitriolage”. Il termine francese rimanda all’uso del vetriolo, per indicare alcune sostanze corrosive (acido solforico, acido nitrico, acido cloridrico), che vengono gettate sul viso o sul corpo di una persona con l’intento di sfigurarla, mutilarla o nei casi più gravi ucciderla. Questo tipo di violenza viene sempre premeditata dall’aggressore.
L’autore dell’atroce gesto mira non solo alla distruzione fisica, ma anche all’annullamento dell’identità personale della vittima. Il corpo deturpato è il marchio di una morte sociale, come una sentenza emessa dall’aggressore e scritta sulla pelle: “Se non sei mia, non sarai di nessun altro”.
In paesi come Nigeria, Uganda, Etiopia e Repubblica del Sudafrica sono stati registrati numerosi episodi di vitriolage e in Ghana, nonostante manchino statistiche ufficiali, Joyce è solo una delle decine di vittime di questi ultimi anni.
Davide Debernardi
davidedebernardi@yahoo.it