Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 26 gennaio 2015
Blanco ha solo vent’anni. Vive con la vecchia zia Christine nel campo per sfollati Saint-Sauveur a Bangui, la capitale della Repubblica centrafricana (CAR). Blanco soffre di una patologia neurologica, è portatore di un handicap intellettuale. Sorride sempre, ma dietro quel sorriso c’è tanta paura, infinita sofferenza.
Durante le forti violenze scoppiate nuovamente nel 2015 a Bangui, lui e la zia, che si occupa del ragazzo, hanno abbandonato la loro casa e sono venuti qui nel campo. Da allora non hanno più un tetto, né il denaro per poter acquistare una tenda. Quando piove, cercano riparo in una chiesa che si trova nelle vicinanze.
Blanco soffre spesso di malaria e anche la sua ernia s’infiamma sovente. Non ci sono soldi per i medicinali. Anche il cibo scarseggia. Quando ha fame corre nella casa del fratello, ma è abbandonata e vuota.
Il giovane si espone giornalmente a mille pericoli, perché non comprende la gravità della situazione e la zia è troppo anziana per poterlo seguire ovunque. Blanco vuole tornare a casa sua, non ama stare qui nel campo.
Da qualche giorno è scomparso. “E’ certamente andato in cerca di cibo – ha confessato la zia che ha aggiunto, piangendo – spero tanto che torni, che nessuno gli abbia fatto del male”.
Le situazioni di conflitto sono tragiche per tutti, per le persone diversamente abili lo sono cento volte di più. Spesso sono abbandonate al loro destino. Anche se riescono a raggiungere un campo, devono affrontare mille problemi, dall’assistenza medica che è praticamente assente, alla difficoltà di accedere ai servizi igienici e come procurarsi il cibo.
La protezione dei civili durante i conflitti armati era nell’agenda del Consiglio di sicurezza dell’ONU la scorsa settimana. Nel suo rapporto, Christine Beerli, vice-presidente della Croce Rossa Internazionale, ha sottolineato che nel 2015 la sua organizzazione ha assistito oltre 40 milioni di persone; tra loro un numero immenso di civili, in stato di estrema necessità. E ha aggiunto: “Purtroppo si prevede che sarà così anche per il 2016. Se non si trovano soluzioni politiche per contrastare i conflitti armati, milioni di persone soffriranno e le conseguenze umanitarie causate da guerre possono durare anni, decenni, a volte per tutta la vita”.
La Beerli ha anche evidenziato come le bombe vengano fatte esplodere volutamente nei centri abitati, colpendo obbiettivi civili, costringendola alla fuga la popolazione e lasciandola spesso senza mezzi di sostentamento. Uomini, bambini, bambine e donne vengono rapite e non mancano le violenze sessuali,
Il non rispetto dei più elementari diritti umani è diventata una prassi e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrà occuparsi della questione nelle sue prossime sedute.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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