Mozambico, scontri tra esercito e Renamo Ricomincia l’ondata di profughi in Malawi

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 24 gennaio 2016

A 23 anni dalla fine della guerra civile, in Mozambico tornano gli scontri armati tra esercito regolare e il partito di opposizione Renamo-Resistenza nazionale mozambicana.

I punti in rosso indicano i luoghi di accoglienza dei profughi mozambicano in Malawi (GoogleMaps)

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) segnala che nelle ultime settimane è aumentato il numero dei mozambicani che chiedono asilo nel vicino Malawi.

Una situazione che ricorda tempi bui della guerra civile quando qualche milione di mozambicani vivevano nei campi profughi degli stati confinanti, soprattutto Zimbabwe e Malawi.

Per il momento sono circa 1.300, due terzi dei quali sono donne e bambini, accolti dall’Unhcr nel villaggio di Kapise, distretto di Mwanza, a circa 100 chilometri a sud della capitale malawiana Lilongwe.

Mappa del Mozambico

Gli scontri sono stati individuati nella provincia di Tete, nel nord-ovest del Mozambico e se gli non cessano il numero dei profughi è destinato ad aumentare.

Alcuni profughi hanno raccontato all’Agenzia Onu per i rifugiati che l’esercito regolare ha distrutto il loro villaggio accusando gli abitanti di proteggere gli membri della Renamo e che hanno incendiato le case lasciando morire una donna anziana rimasta dentro. Informazioni che però non è stato possibile verificare.

Nei giorni scorsi sono stati segnalati altri 400 nuovi arrivi in 16 villaggi situati nel distretto di Chikwawa, più a sud di Kapise. Ma la situazione di scontro non è nuova.

Da circa un anno gli attriti tra Frelimo, il partito al potere, e Renamo sono notevolmente peggiorati e a metà del 2015, l’Unhcr e il governo del Malawi avevano accolto circa 700 profughi dal Mozambico provenienti dalla stessa zona.

Visto il peggioramento della situazione, il governo del Malawi sta pensando di riaprire il campo profughi di Luwani, che tra il 1977 e il 1992, durante la guerra civile, ha ospitato oltre un milione di profughi.

Il 4 ottobre 1992, a Roma, dopo una mediazione di 27 mesi e con l’appoggio della Comunità di Sant’Egidio, vennero firmati gli accordi di pace che mettevano fine alla guerra civile in Mozambico.

Le firme furono quelle del presidente mozambicano, Joaquim Chissano e del capo della Renamo, Afonso Dhlakama. Frelimo-Frente de libertaçao de Moçambique, il partito filosovietico al potere dall’indipendenza, e Renamo-Resistencia national moçambicana, movimento di guerriglia antigovernativa finanziato dal regime sudafricano dell’apartheid con l’appoggio degli Usa non erano più in guerra. Gli accordi divennero operativi il 15 ottobre 1992.

Da sin. Joaquim Chissano e Afonso Dhlakama, firmarono gli accordi di pace a Roma nel 1992

Le Nazioni Unite, per verificare il passaggio del Paese alla democrazia inviarono il contingente di pace Unimoz, al quale parteciparono anche gli Alpini operativi soprattutto a protezione del corridoio di Beira. Il contingente di pace terminò la missione nel 1995. Ventitre anni dopo la situazione sta notevolmente peggiorando.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
twitter: @sand_pin

foto Afonso Dhlakama
By Adrien Barbier, CC BY-SA 2.0, $3

foto Joaquim Chissano
By Foreign and Commonwealth Office – http://www.flickr.com/photos/foreignoffice/5505451417/, OGL, $3

Redazione Africa ExPress

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