Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 gennaio 2016
Dopo Ebola, in Africa occidentale, torna la febbre Lassa, malattia emorragica acuta causata da un virus trasmesso dai roditori.
L’altro ieri la notizia della morte di Levi Njamala, medico del Braithwait Memorial Specialistic Hospital di Port Harcourt, nel Rivers State, in Nigeria.
Si sa che il contagio all’uomo avviene attraverso il contatto con oggetti o cibi contaminati da escrementi di topi. Possono verificarsi anche contagi da persona a persona e infezioni di laboratorio, specie in ambienti ospedalieri carenti di adeguati controlli dell’infezione.
Il primo caso di questa ondata epidemica è stato segnalato a novembre scorso nel Bauchi State, nel nord della ex-colonia britannica. In breve tempo sono stati registrati 93 nuovi casi, 41 dei quali con esito fatale, in dieci Stati della Confederazione nigeriana (Bauchi, Nasarawa, Niger, Taraba, Kano, Rivers, Edo, Plateau, Gombe and Oyo).
Secondo Furo Green, presidente dell’Ordine dei medici del Rivers State, il suo collega Njamala, ginecologo e ostetrico, sarebbe entrato in contatto con il virus mentre praticava un taglio cesareo ad una paziente nell’ospedale di Port Harcourt. Green ha aggiunto: “Medici e familiari dei malati sono ad alto rischio di contagio. Per loro la possibilità di contrarre il virus è dell’80 per cento ”.
Levi Njamala, appena si è accorto di essere entrato in contatto con il virus ha avvisato immediatamente la direzione dell’ospedale. Il direttore sanitario ha prontamente inviato campioni di sangue del medico al centro di Irrua, nell’Edo State, specializzato per la febbre di Lassa, ma il medico è deceduto prima che le analisi fossero pronte.
Tutti coloro che sono venuti in contatto con il sanitario deceduto, sono stati messi in quarantena. Il personale medico e paramedico e i pazienti dell’ospedale sono stati sottoposti a controlli dal personale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), del Ministero della Salute del Rivers State e dal Ministero nigeriano della Salute.
Venerdì scorso il governo federale ha istituito una commissione formata da quattro esperti, diretta da Michael Asuzu; si recheranno nei tre Stati maggiormente colpiti: Kano, Niger e Bauchi.
Isaac Adewole, ministro nigeriano della Salute, in un comunicato raccomanda alla popolazione di non essiccare cibo all’aperto e ha sottolineato: “È importante coprire tutti gli alimenti perché non vengano a contatto con i roditori e i loro escrementi.
Il governo sta lavorando per tenere sotto controllo la situazione e il Ministero della Salute ha ordinato un’adeguata quantità di “ribavirin”, un antivirale specifico per curare la febbre di Lassa”, ha aggiunto Adewole.
La Lassa fever è stata già descritta negli anni cinquanta, ma il virus è stato identificato solamente nel 1969, quando due infermiere missionarie morirono di febbre emorragica nella città di Lassa, in Nigeria.
L’80 per cento delle persone che si infettano con il virus Lassa presentano sintomatologia lieve e a volte senza sintomi ma, nel restante 20 per cento dei casi, può presentarsi come malattia sistemica grave. L’esordio della febbre di Lassa è graduale e il periodo di incubazione può arrivare anche a tre settimane con sintomi iniziali generici.
Il peggioramento della patologia si manifesta con edema al volto e al collo, insufficienza respiratoria , problemi cardiaci, sanguinamento delle mucose. Il tasso di mortalità è inferiore all’uno per cento, mentre sale quasi al 20 per cento nei casi non trattati.
La miglior cura per la febbre di Lassa è la prevenzione, specie nell’Africa occidentale dove la malattia è endemica. L’adozione di norme igieniche che riducono l’accesso dei roditori nelle case è indispensabile.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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