Dalla Nostra Corrispondente
Blessing Akele
Benin City, 4 dicembre 2016
Sambo Dasuki, ex consigliere speciale della sicurezza nazionale, è stato arrestato e rilasciato su cauzione. Ora è agli arresti domiciliari dopo aver trascorso qualche tempo negli alloggi dell’agenzia investigativa ad Abuja, con accuse che vanno dalla cospirazione, all’abuso di potere e d’ufficio, al peculato, alla corruzione, frode e appropriazione indebita in relazione alla gestione dei fondi previsti per l’acquisto di materiali militari per l’esercito nigeriano.
A novembre anche lui voleva scappare in Inghilterra, per “cure mediche”, come l’ex ministro Alison Madueke (arrestata e rilasciata su cauzione a Londra), però, non ha fatto in tempo a lasciare il Paese perché é stato bloccato alla frontiera dell’aeroporto di Lagos. L’autorità investigativa lo ha informato che la sua patologia è curabilissima presso l’Ospedale Generale di Abuja.
Da qualche mese l’agenzia nigeriana contro i crimini economici e finanziari (Economic and Financial Crime Commission – EFCC) dei pubblici funzionari, politici e burocrati sta indagando sull’acquisto di armi, equipaggiamenti e accessori militari per l’esercito nigeriano. Il valore dell’appalto per 2 miliardi di dollari circa, era affidato all’organismo della sicurezza nazionale capeggiato appunto da Sambo Dasuki.
Dasuki è un alto ufficiale dell’esercito nigeriano in pensione. Era il front-man dell’antiterrorismo dell’ex presidente Goodluck Jonathan e capo dell’Ufficio della Sicurezza Nazionale, nonché suo consigliere speciale per la sicurezza. Era una figura nota perché durante il loro “regno” rilasciava in continuazione dichiarazioni ai media, nazionali e internazionali, sugli sforzi del governo nella lotta contro il gruppo terrorista Boko Haram, sulle strategie e sui successi dell’esercito contro i terroristi (spesso frutto della sua fantasia).
Altri indagati, di alto profilo politico e militare, arrestati un mese fa, il 3 dicembre 2015, con gravissimi indizi di colpevolezza, sono:
1) Salihu Atawodi, ex militate dell’aviazione e ex capo della commissione presidenziale d’implementazione (ha ricevuto 3 milioni di dollari da Dasuki per barche militari mai acquistate) e sulla motivazione del trasferimento sul suo conto di tale cifra da Dasuki, si giustifica riferendo agli investigatori che i soldi servivano per la pubblicità elettorale nei media nazionale. Affermazione respinta con sdegno dalle case mediatiche – giornali, radio e tv – nazionali;
2) Raymond Dokpesi, ex capo della società Daar Communications Ltd
3) Attahiru Bafarawa, ex governatore dello Stato di Sokoto nel nord del Paese
4) Bashir Yaguda, l’ex ministro statale dell’economia e delle finanze.
Sulla “truffa militare” dell’amministrazione Jonathan, a essere inquisiti per adesso sono in tutto cinque persone. Nel frattempo, Dasuki fa sapere che non si è prestato al ruolo di delatore e precisa, attraverso il suo legale, di non aver chiamato nessuno come correo, né ha fatto nomi di persone e/o di società. La puntualizzazione è stata necessaria per tranquillizzare i suoi soci nell’affare. In Nigeria sta montando la psicosi e in molti si chiedono chi sarà il prossimo arrestato.
Non è chiaro se l’ex presidente Goodluck Jonathan, e il suo allora ministro federale dell’Economia e delle Finanze, Ngozi Okonjo-Iweala, sanno qualcosa della vicenda e, in particolare, se a loro risulta qualcosa dei due miliardi di dollari versati dalla Banca Centrale nigeriana all’organo della sicurezza capeggiato da Sambo Dasuki per l’acquisito di materiale bellico.
Queste operazioni finanziarie che coinvolgono i massimi livelli istituzionali, sono state pianificate e attuate nel periodo in cui il governatore della Banca Centrale (CBN) era Sanusi Lamido Sanusi. L’economista era in contrasto con l’ex presidente Goodluck Jonathan per questioni di diritto costituzionale riguardo i poteri di gestione della contabilità federale. E’ uscito di scena per pressioni presidenziali e scandali di miliardi di dollari – anch’essi spariti – e incoronato poco dopo, emiro di Kano.
Il governo del presidente Buhari è impegnato su più fronti. Vedremo cosa ne sarà dall’accordo raggiunto, alla fine del 2015, tra il governo nigeriano e quello indonesiano sullo scambio di informazioni sulla lotta al terrorismo. Con l’inizio dell’anno il prezzo al litro di benzina è diminuito di qualche naira ma non per questo sono mutate le pesanti condizioni sociali ed economiche della maggioranza dei cittadini.
L’inizio anno è il periodo della riflessione; si traggono le conclusioni delle azioni compiute e gli auspici e buoni propositi per il futuro. Per la Nigeria, a conti fatti, il saldo è negativo: il gruppo terrorista Boko Haram è in piena attività poiché riesce ancora a seminare morti e feriti. Il presidente Mohammadu Buhari non ha mantenuto la promessa di sconfiggere il terrorismo entro il 31 dicembre 2015 e non ha dipanato il mistero che circonda le ragazze rapite nell’aprile 2014 a Chibok: sono riuscite a scappare dalle mani dei loro aguzzini o sono ancora prigioniere?
Qualche passo avanti contro la corruzione dilagante l’amministrazione Buhari l’ha fatto ma siamo ancora abbastanza indietro. Le resistenze sono feroci perché il cancro ha corroso a tutti i livelli la società nigeriana. Ma attenzione se ci sono i corrotti ci sono anche i corruttori e le società petrolifere occidentali e cinesi hanno forti responsabilità in proposito.
Blessing Akele
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