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Africa ExPress
4 gennaio 2016
Durante il suo discorso di fine anno, Paul Kagame, presidente del Ruanda ha annunciato alla nazione: “Mi presenterò come candidato alle presidenziali del 2017. Visto il risultato del referendum costituzionale con il quale il 98,7 per cento dei votanti si è espresso in favore di una mia ricandidatura, accetto la sfida, anche se ritengo che il Paese non abbia bisogno dello stesso leader per sempre”.
Kagame è presidente del Ruanda dal 2000, ma de facto è il leader del Ruanda dalla fine del genocidio, cioè dal 1994.
Ha saputo far crescere l’ex-protettorato belga dal punto di vista economico, ma viene criticato per essere troppo autoritario; è inoltre è accusato di non rispettare i diritti umani.
Bernard Makuza, presidente del senato, ha specificato che ora la Costituzione permette a Kagame, il cui attuale mandato termina nel 2017, di ripresentarsi alle elezioni e se dovesse vincere, sarebbe il capo dello Stato per altri sette anni. In seguito potrebbe essere rieletto per altri due incarichi, di cinque anni ciascuno. Insomma, in poche parole, potrebbe regnare fino al 2034.
Gli Stati Uniti d’America, che sono tra i maggiori finanziatori del Ruanda, non vedono di buon grado l’eventuale terzo mandato di Kagame.
Un portavoce del Dipartimento di Stato americano, John Kyrbi, in un comunicato di sabato scorso ha specificato: “Siamo molto contrariati che il presidente del Ruanda si voglia ripresentare alle votazioni nel 2017”.
Il terzo mandato è diventato un virus, che ha colpito molti vecchi leader africani.
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