Dal Nostro Staff
Africa ExPress
Bangui, 30 dicembre 2015
Stamattina presto, dopo ben quattro rinvii, si sono aperte le urne per eleggere il presidente della Repubblica Centrafricana. La speranza della comunità internazionale è che il voto possa portare stabilità e pace in un Paese che da oltre tre anni è sconvolto da una feroce guerra civile. Trenta candidati lottano per prendere il posto della presidente ad interim, Catherine Samba-Panza, che in realtà non ha mai controllato la situazione al di là del palazzo presidenziale e di pochi quartieri della capitale Bangui.
I caschi blu delle Nazioni Unite sono mobilitati per evitare che si ripetano gli incidenti di tre settimane fa quando si è tenuto il referendum costituzionale. Posti di blocco e pattugliamenti a tappeto sono cominciati nella notte.
I candidati più accreditati sono tre. Non sono volti nuovi della politica: due, Martin Ziguele e Anicet Dologuele, sono cristiani, ex primi ministri del un vecchio presidente Ange-Felix Patasse, e il terzo, musulmano, Karim Meckassoua, ex ministro dell’ultimo capo di Stato François Bozizé.
Difficile dire se le elezioni porteranno un po’ di calma. Alcuni osservatori sono concordi nel sostenere che, nonostante le difficoltà logistiche e la sicurezza assai precaria, continuare fino alla fine il processo elettorale sia stata una necessità. Per due motivi: mandare a casa il governo di transizione della signora Samba-Panza, che non ha nessuna autorevolezza, prestigio e credibilità, e per creare un’opportunità e un’inarrestabile onda di pace voluta e cercata da una popolazione stanca e stufa di fare la guerra.
Ma non tutti sono d’accordo. Secondo i ricercatori di International Crisis Group, per esempio, elezioni precarie come quelle di oggi faranno precipitare il Paese ancora più nel caos.
Per conoscere i risultati occorreranno diversi giorni durante i quali è possibile che si scateni la violenza interreligiosa. I musulmani temono infatti che queste elezioni li relegheranno a un ruolo marginale e secondario. Quello che hanno sempre avuto in Centrafrica fino appunto al marzo 2013, quando le loro milizie rovesciarono il presidente cristiano Bozizé.
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