Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 3 dicembre 2015
Oscar Pistorius non ha ucciso la sua fidanzata Reeva Steenkamp “per errore”, il giorno di San Valentino 2013. Il suo – secondo i giudici che hanno ribaltato la sentenza di primo grado è stato un atto deliberato sebbene lui stesso probabilmente non sapesse chi era l’intruso che stava per uccidere. Lo scorso anno Pistorius era stato condannato a cinque anni di detenzione per omicidio colposo, per aver ucciso, appunto, “per errore” il giorno di San Valentino del 2013 la fidanzata Reeva Steenkamp. Il pubblico ministero aveva fatto appello alla sentenza pronunciata dal giudice Thokozile Masipa , che aveva motivato così il suo verdetto: “La pubblica accusa non è riuscita a dimostrare la colpevolezza di omicidio volontario oltre ogni ragionevole dubbio”.
Pistorius, “l’atleta più veloce senza gambe”, aveva dichiarato allora: “Pensavo che dietro la porta si trovasse un intruso” e il giudice ha tenuto conto della versione dei fatti dell’accusato. E’ stato scarcerato il 19 ottobre 2015 (http://www.africa-express.info/2015/10/16/sudafrica-martedi-pistorius-esce-dal-carcere/). La legge sudafricana prevede che un detenuto non pericoloso debba espiare in carcere solamente un sesto della pena. E’ stato affidato allo zio, nella cui casa di Pretoria vive dopo la liberazione.
Nella sentenza di secondo grado, il giudice Lorimer Leach ha specificato: “E’ irrilevante l’identità della persona che si trovava dietro quella porta”. Il fatto stesso che Pistorius abbia usato un’arma di grosso calibro per sparare contro la porta del piccolo bagno, significa che avesse previsto che la persona che si trovava all’interno sarebbe potuta morire. La sua vita non è mai stata in pericolo, inoltre non ha avvisato “l’intruso” sparando almeno un colpo in aria.
Pistorius dovrà dunque ritornare in carcere. La Suprema Corte pronuncerà la sua condanna definitiva non prima di gennaio 2016. Secondo la legge sudafricana la pena minima prevista per omicidio volontario è di quindici anni.
Al momento attuale non è dato di sapere se i suoi difensori ricorreranno in appello; un ricorso in tal senso è possibile solamente se gli avvocati potranno provare che con questa sentenza siano stati lesi i diritti costituzionali del loro assistito.
Non appena è stata pronunciata la sentenza, la madre di Reeva, June Steenkamp, è scoppiata in lacrime.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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