Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 12 novembre 2015
Secondo alcune informazioni, provenienti da fonti di intelligence, all’interno degli shebab – il gruppo radicale che in Somalia combatte contro il governo sostenuto dall’Onu e dagli occidentali – c’è stata una profonda spaccatura tra i sostenitori di Al Qaeda e quelli dello Stato Islamico. La lite è culminata in violenti scontri armati. Dato del contendere l’egemonia tra chi dei due gruppi ha l’interpretazione dell’islam più autentica e pura del Corano. In realtà, probabilmente, alla base c’è il controllo di alcuni traffici con relativi lucrosi introiti di denaro.
Harakat al-Shabaab al-Mujaheddin (questo il nome completo del gruppo terrorista somalo) per alcune settimane al suo interno ha discusso da che parte stare. Soprattutto si pensava che un’ala particolarmente radicale, Al-Muhajiroun, potesse schierarsi dalla parte dell’ISIS, questo perché negli ultimi mesi si era registrato un costante conflitto con Al-Hijira, un gruppo affiliato agli shebab che opera in Kenya, in Kenya, Tanzania, Uganda e Burundi.
Nel settembre 2013 le cellule di Al Hijira (gruppo che prima era conosciuto con il nome di Muslim Youth Center) hanno offerto il supporto logistico ai terroristi shebab venuti dalla Somalia che hanno attaccato il centro commerciale Westgate a Nairobi. Gli scontri tra militati di Muhajiroun e quelli di Hijira (saldamente legati ad Al Qaeda) avevano fatto pensare che i primi avessero cambiato gruppo di riferimento passando all’ISIS.
Non è così. In un documento distribuito ai giornalisti a Nairobi, il gruppo Al Muhajiroun ha ribadito la sua lealtà agli shebab e ad Al Qaeda e alla sua ideologia: “I fratelli dell’Africa Orientale rimangono uniti dietro i nostri amati fratelli di Al Qaeda e di Harakat al-Shabaab al-Mujaheddin. La nostra fedeltà ai nostri nobili cavalieri si basa sulla Sunnah e continuiamo a giurare la nostra obbedienza ai nostri amati fratelli, sia nei momenti del trionfo che in quelli più difficili”.
Informazioni provenienti dall’intelligence keniota raccontano che gli shebab e i militanti di Al Muhajiroun hanno cominciato le operazioni contro i simpatizzanti dell’ISIS in Somalia, dopo che un leader spirituale rientrato nell’ex colonia italiana dalla Gran Bretagna dove viveva, Abdul Qadir Mumiin, insieme a una ventina di miliziani, ha giurato la sua fedeltà allo stato islamico. Dopo l’omicidio di altri singoli sostenitori, il gruppo è fuggito da Mogadiscio e ha sistemato il proprio santuario sulle montagne Galgaa nel Puntland, già note per ospitare cellule terroriste, e dove, poco dopo l’attacco alle due torri gemelle a New York, l’11 settembre 2001, Osama Bin Laden aveva mandato i suoi emissari alla ricerca di un eventuale rifugio sicuro e inaccessibile.
Nelle ultime ore gli shebab hanno fatto un repulisti anche al propri interno, arrestando elementi ritenuti inaffidabili perché avevano mostrato una certa simpatia verso lo Stato islamico. Tra gli altri Mohamed Abdi Adam, uno dei comandanti dello spionaggio del gruppo terrorista. Nei loro campi ora è vietato vedere i video raccapriccianti girati dai miliziani dell’ISIS in Siria e in Iraq, per mostrare i boia che si accaniscono con le loro vittime.
Massimo A. Alberizzi
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