Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 8 novembre 2015
Il picco di ebola è passato, la Sierra Leone è stata dichiarata “ebola free” ma la malattia ancora non è scomparsa del tutto e il virus killer continua a uccidere. Secondo i dati dell’OMS, da dicembre 2013, quando l’epidemia è comparsa a Gueckedou, in Guinea, al confine con la Sierra Leone, uccidendo un piccolo di soli due anni, sono decedute 11.299 persone e 28.581 sono state infettate.
Pochi giorni fa è nato un bambino in un centro specializzato per il trattamento dell’ebola, dove era ricoverata la sua mamma, che era deceduta subito dopo il parto. Il neonato è stato contagiato e sta combattendo la sua lotta contro il terribile virus. Al momento è l’unico ammalato registrato ufficialmente in Guinea. La sua famiglia è originaria di Kondeyah, nel distretto di Forecariah. Oltre la mamma e lui, altri due membri del nucleo familiare sono stati infettati. Molte altre persone, che sono venute a contatto con la famiglia, sono attualmente monitorate da personale specializzato, perché ritenute ad alto rischio.
In Sierra Leone non ci sono stati nuovi casi di ebola dal 25 settembre scorso, da qui la decisione dell’OMS di dichiarare il Paese “ebola free”.
In un ospedale in California, Ada Igonoh, un medico nigeriano guarita dall’ebola, ha partorito un bambino completamente sano. La dottoressa è stata contagiata a Lagos nell’estate 2013, quando è venuta in contatto con Patrick Sawyer, un liberiano-americano. Sawyer ha manifestato i primi sintomi della malattia proprio al suo arrivo all’aeroporto della metropoli nigeriana (http://www.africa-express.info/2014/07/26/ebola-contagiato-il-dottore-che-combatte-il-virus-comparso-ora-anche-nigeria/).
La signora Igonoh è stata monitorata durante tutta la gravidanza. I medici hanno tirato un sospiro di sollievo, quando i test hanno rivelato che il neonato non era affetto. Può accadere, infatti, che nei sopravvissuti il virus resista in parti del corpo dove il sistema immunitario riesce a circoscriverlo, senza riuscire però a sopprimerlo.
Possono così insorgere problemi di salute a lungo termine, come è successo all’infermiera inglese Pauline Cafferkey. L’infermiera aveva contratto il virus in Sierra Leone diversi mesi fa. Era stata dichiarata guarita. All’inizio di ottobre è stata ricoverata nuovamente in un reparto di isolamento al Royal Free Hospital di Londra per una meningite, causata dalla precedente infezione di ebola.
Michael Jacobs, medico dell’ospedale londinese, ha precisato: “Pauline non ha avuto una ricaduta dell’ebola; il virus si è nascosto per mesi nel suo cervello, probabilmente con un livello di replicazione estremamente basso. E’ riemerso ora, provocando questa meningite”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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