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Mali, il ritorno del caos mentre la pace si allontana

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 ottobre 2015

“Sono passati tre mesi dalla firma del trattato di pace (http://www.africa-express.info/2015/06/24/firmato-laccordo-di-pace-mali-anche-dai-ribelli-maggioranza-tuareg/ ), ma finora non si sono verificati  progressi nella sua attuazione. Il calendario previsto ha subito ritardi importanti e le difficoltà incontrate sono state molto più gravi del previsto”, Mongi Hamdi, rappresentate speciale del segretario generale dell’ONU per il Mali, ha esordito con queste parole davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 6 ottobre.

Sono state accertate ripetute violazioni del cessate il fuoco. Inoltre controversie e conflitti d’interesse legati al traffico di stupefacenti hanno segnato questi ultimi mesi. Malauguratamente MINUSMA (Mission multidimensionnelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali), autorizzata per un massimo di 12.640 soldati, inclusa una Quick Reaction Force e 1.440 agenti di polizia, non ha alcun mandato per combattere la droga nel Paese.

Ed è proprio questo il problema che incide maggiormente nel conflitto in Mali. La missione Barkhane ha tremila soldati francesi nel Sahel, milletrecento di loro si trovano nel Mali, nelle zone di frontiera, per combattere i jihadisti, spesso coinvolti in traffici illeciti di droga. Pochi giorni fa tre militari della missione francese sono stati feriti da una mina. La conferma è arrivata prontamente dal portavoce del Ministero della Difesa francese, Pierre Bayle: “Sono saltati su una carica esplosiva e hanno riportato delle ferite”.

Venerdì, 9 ottobre 2015, tre persone sono state uccise durante un attacco, imputato a un gruppo di jihadisti.  Il fatto è avvenuto nel villaggio di Dounapen nella regione di Mopti, al confine con il Burkina Faso.
Un testimone oculare, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, ha dichiarato: “Era il giorno della fiera. Gli aggressori erano parecchi; sono arrivati in sella alle loro moto e avevano bandiere nere. Hanno sgozzato il vice-sindaco, ammazzato altri due civili e ferito alcuni altri”.

Finora non si sa bene se un secondo attacco, avvenuto nel Burkina Faso, sia collegato a quello del Mali. Questa  aggressione è costata la vita a tre poliziotti e a uno degli assalitori. Secondo il Ministero della Difesa burkinabé ,  la stazione di polizia di Samorogouan sarebbe stata attaccata da una cinquantina di uomini armati che avrebbero anche rapito due uomini delle forze dell’ordine.

La violenza non è il solo problema che deve affrontare il Mali. I cambiamenti climatici influenzano sempre di più la produzione agropastorale. La carenza d’acqua e l’insicurezza alimentare hanno colpito una gran fetta della popolazione. Per questo motivo molti giovani lasciano le zone rurali oppure si uniscono a gruppi armati della zona. Per porre fine alla povertà estrema, il Mali non solo necessità di energie rinnovabili, ma dovrebbe aver accesso più facilmente a finanziamenti internazionali.

A Kabara, nella zona di Gourma, a nove chilometri da Timbuctù, non cresce più un filo d’erba, dai pozzi non sgorga più nemmeno una sola goccia d’acqua. Le mandrie muoiono davanti agli occhi impotenti degli allevatori. Questa situazione dura ormai da oltre sette anni.

Il Niger attraversa la regione di Gao per quattrocento chilometri. Ma oggi il fiume è a rischio d’insabbiamento e l’agricoltura risente già di questo effetto. La portata dell’acqua utilizzata per irrigare i campi non solo è molto bassa, ma anche mal ripartita nello spazio e nel tempo.

Secondo OCHA (l’ufficio di coordinamento per gli affari umanitari dell’ONU), durante lo scorso mese di luglio, 54.600 persone hanno sofferto a causa della carenza d’acqua nelle regioni del Gao e di Timbuctù. Situazione grave anche a Kidal, dove ogni giorno si formano lunghe code davanti ai pozzi pubblici.

La mancanza d’acqua è ovviamente collegata all’insicurezza alimentare, che colpisce 3,1 milioni di persone tra giugno e agosto. Attualmente  oltre quattrocentomila persone necessitano di aiuti umanitari urgenti,  settecentocinquantamila bambini sono a rischio di malnutrizione acuta.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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