Dopo i calciatori dall’Eritrea scappano anche i ciclisti: in 7 chiedono asilo in Etiopia

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 ottobre 2015

Tre giorni fa sette ciclisti della categoria Elite hanno lasciato l’Eritrea, sono scappati e hanno chiesto asilo politico al governo etiope. L’Eritrea vanta degli ottimi ciclisti e i sette facevano parte della prima squadra, composta da quattordici ciclisti. A luglio 2015, Daniel Teklehaimanot Girmazion si era distinto nel Tour de France (http://www.africa-express.info/2015/07/17/un-eritreo-fuga-bicicletta-fa-il-giro-del-mondo-cinquantamila-eritrei-fuga-sui-barconi-non-se-li-fila-nessuno) e al suo ritorno era stato accolto come un eroe. Teklemanot corre con l’unica squadra veramente africana, la MTN-Qhubeka, con sede in Sudafrica.

I giovani atleti che hanno lasciato il loro Paese, qualche tempo fa avevano chiesto alle autorità sportive che le loro biciclette e l’equipaggiamento venissero sostituiti, per potersi allenare meglio, precisando che in caso contrario non avrebbero potuto partecipare alle prossime gare.

I responsabili non hanno mai dato seguito alle loro giustificate richieste. Anzi, seccati, arrabbiati per il rifiuto di iscriversi a un’importante competizione che si dovrebbe svolgere fra pochi giorni, gli organi governativi competenti hanno risposto così: “Se non parteciperete alle prossime gare in calendario, dovete presentarvi al distretto militare per l’addestramento”.

E si sa bene cosa è il servizio militare in Eritrea: Infinito, un avvenire senza futuro. Se si diserta, carcere, torture, persecuzioni a vita, se non si muore prima. Senza perdersi d’animo, gli atleti hanno lasciato tutto: affetti, biciclette, fama e hanno attraversato il confine tra Eritrea e Etiopia, consegnandosi spontaneamente alle autorità etiopi, che li hanno accolti e accompagnati al campo per profughi di Enda Abba Guna, nell’ovest del Tigrai.

Se fuggono gli atleti, la situazione si fa seria davvero in Eritrea. Meno di una settimana fa dieci calciatori della nazionale eritrea hanno disertato e dopo una partita contro il Botswana, valevole per i mondiali del 2018, si sono presentati in una stazione di polizia e inoltrato la domanda come rifugiati politici (http://www.africa-express.info/2015/10/14/dieci-atleti-della-nazionale-di-calcio-eritrea-chiedono-asilo-politico-in-botswana/) e malgrado le pressioni del governo eritreo esercitato su quello botswano, sono al sicuro, non saranno deportati nel Paese d’origine.

I calciatori, che hanno partecipato alla trasferta in Botswana erano ventiquattro. Come mai solo dieci di loro hanno chiesto asilo politico? Gli altri quattordici che fanno parte della squadra nazionale eritrea vivono all’estero, alcuni in Paesi occidentali. Giocano per altre squadre. Un giochino imbastito da Isaias Afeworki , ma si sa, il diavolo fa le pentole, non i coperchi.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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