Africa ExPress
8 ottobre 2015
Lunedì scorso Jose Mario Vaz, presidente della Guinea Bissau, ha formato un nuovo governo, con l’appoggio del secondo partito del Paese. Baciro Dja – nel governo precedente ministro per gli affari presidenziali – è stato nominato premier.
Alcune settimane fa Vaz aveva licenziato il precedente governo, e tra la popolazione è tornata la paura di un nuovo colpo di Stato. Un sentimento quasi endemico nel Paese: dalla sua indipendenza, ottenuta nel 1973 dal Portogallo, mai nessun presidente è riuscito a portare a termine il proprio mandato.
Il mese scorso Vaz aveva letteralmente messo alla porta il primo ministro Domingos Simoes Pereira, anche lui membro del PAIGC (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde), il partito al potere. Il suo allontanamento non è stato apprezzato dal PAIGC e il presidente ha dovuto chiedere aiuto al Partido para a Renovação Socia (PRS).
Il nuovo esecutivo è composto da quindici ministri e altrettanti segretari di Stato; di questi, cinque ministri e cinque segretari di Stato provengono dal PRS.
Il mese scorso l’ONU ha chiesto con insistenza ai vari partiti di riprendere il dialogo per mettere un punto finale alla lotta al potere e per non compromettere ulteriormente la già fragile stabilità del Paese.
Le manifestazioni anti- Vaz si sono svolte in modo pacifico, e ai militari è stato chiesto di rimanere nelle caserme e di non intromettersi nelle faccende politiche.
Dal 1980 la Guinea Bissau ha subito nove colpi di Stato o tentativi di golpe. I trafficanti di droga hanno sempre saputo approfittare del caos politico, usando il Paese come punto di transito per il contrabbando di cocaina proveniente dal Sud America e destinata al mercato Europeo.
Le ultime libere elezioni, nel 2014, hanno fatto affluire nuovamente nell’ex colonia portoghese gli aiuti internazionali che erano stati congelati dopo l’ultimo colpo di Stato del 2012.
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