Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 23 settembre 2015
Durante una solenne cerimonia tenutasi questa mattina a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, è stato reinsediato il presidente della transizione, Michel Kafando, in presenza dei capi di Stato del Benin, Thomas Boni Yayi, del Ghana, John Dramani Mahama, del Nigei, Mahamadu Issoufou, il vice-presidente della Nigeria, Yemi Osinbajo.
Boni Yayi ha precisato : “Questa cerimonia simbolizza la continuità della transizione verso libere e pacifiche elezioni. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) non può svolgere altro ruolo che quello di sostenere e accompagnare il popolo del Burkina Faso al proseguimento di questa fase di transizione civile”. Naturalmente erano presenti anche il premier Isaac Zida e il presidente dell’assemblea interinale, Chérif Sy.
Molte sono ancora le questioni in sospeso che il governo di transizione dovrà affrontare domani mattina, quando si riunirà nuovamente dopo il colpo di Stato della scorsa settimana. Ancora è incerta la sorte politica del primo ministro Zida e l’amnistia per i putschisti. Lo stesso Kafando si è espresso in questi termini, riferendosi al golpe di qualche giorno fa: “E’ necessario liquidare in qualche modo questa funesta barbarie”.
Altro punto cruciale è il disarmo dei militari dell’RSP, la guardia presidenziale, che ha organizzato il golpe. Per il momento sono rientrati nelle caserme, come è stato chiesto dal CEDEAO, ma ancora non hanno deposto le armi. http://www.africa-express.info/2015/09/22/burkina-faso-si-tratta-ma-lesercito-da-un-ultimatum-ai-golpisti-arrendetevi/
Secondo l’accordo sottoscritto la notte scorsa, l’RSP s’impegna a rinchiudere i propri soldati nella base a Ouagadougou e di ritirarsi dalle strade della capitale, mentre i lealisti hanno promesso che le loro unità, che generalmente sono stanziate in provincia, ma precipitatesi nella città lunedì scorso, saranno retrocesse di cinquanta chilometri . Hanno altresì garantito di proteggere i militari dell’RSP e i loro familiari.
Una situazione ancora poco chiara, che non piace nemmeno al primo ministro Zida e secondo lui “è inimmaginabile, oggi come oggi, mantenere l’RSP nello Stato”.
Cornelia I. Toelgyes
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