Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 settembre 2015
L’invisibile virus killer non da tregua. Anche se ha rallentato la sua corsa, ebola si è ripresentato nuovamente in Sierra Leone, questa volta in un villaggio vicino Makeni, città situata nel distretto di Bombali, nel nord del Paese, quasi al confine con la Guinea . Da oltre sei mesi non si erano registrati casi in questa zona.
Dopo la morte di una ragazza di soli sedici anni, seicentottanta persone del villaggio di Robureh – tra loro i genitori, i parenti prossimi e i compagni di classe – sono state messe in quarantena per ventuno giorni. Chi è stato in contattato con la giovane viene considerato ad alto rischio, anche se non mostra nessun segno evidente della malattia. Ora il team di “Ebola response” cerca di trovare l’origine della nuova trasmissione.
Solo due settimane prima era deceduta una commerciante di generi alimentari di 67 anni,a Kambia, un distretto vicino, ma dalle indagini svolte sin d’ora sembra che i due casi non siano collegati.
Fonti ufficiali hanno riferito che attualmente in Sierra Leone sono ricoverate quattro persone affette dal virus emorragico, si pensa che siano parenti della donna deceduta due settimana fa a Kambia. Risulta invece introvabile una sua nipote a forte rischio di ebola. Secondo il National Ebola Response Centre (NERC) nei distretti di Kambia e Makeni millecinquecentoventiquattro persone sono state messe in quarantena.
Dai primi di dicembre 2013, inizio di questa epidemia, in tutta l’Africa sono morte undicimiladuecentonovantuno persone – e diciamolo anche in cifre: 11.291 – mentre ventottomiladuecentoventi sono state infettate dal virus. Ovviamente questi sono i dati ufficiali, quelli registrati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Molte persone sono state contagiate durante i funerali, che si svolgono con riti particolari. Il caro defunto viene lavato, vestito e generalmente toccato per l’estremo saluto. Il virus sopravvive alla morte del contagiato, è in grado di infettare chiunque viene a contatto con il corpo dell’estinto. Spesso al rito funebre partecipano parenti e amici che giungono da villaggi e città lontane, dunque se sono state infette, il virus viaggia con loro, mettendo a rischio altri. Solo grazie all’intervento di personale specializzato nei tre Paesi maggiormente colpiti dall’ebola (Liberia, Guinea e Sierra Leone) si è potuto arginare il rischio trasmissione con “funerali sicuri”, secondo il protocollo dettato dall’OMS.
Cornelia I. Toelgyes
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