Guinea Equatoriale: di giorno a parole diritti umani, di notte nei fatti torture

Speciale per Africa Express
Andrea Spinelli Barrile
Roma, 10 settembre 2015

In Guinea Equatoriale sembra proprio che mentre di giorno si discute di tutela dei diritti umani di notte si faccia di tutto per violarli.

Gli scorsi 3 e 4 settembre a Malabo, capitale insulare dell’ex piccola colonia spagnola, il Centro Per i Diritti Umani e la Democrazia in Africa Centrale ha organizzato un workshop internazionale sui diritti umani e, in particolare, sulla creazione di meccanismi utili alla redazione di rapporti sui diritti umani. I lavori sono stati aperti da un intervento dal Terzo Vice Primo Ministro Alfonso Nsue Mokuy (una carica creata ad hoc e per molti giuristi “incostituzionale”, come anche quella del Secondo Vice Presidente), responsabile proprio dei diritti umani in Guinea Equatoriale.

L’obiettivo del workshop era quello di formare operatori equatoguineani specializzati nella redazione di rapporti in materia di diritti umani: lavori di gruppo sulla cooperazione internazionale e redazione di rapporti, coordinamento con gli organismi internazionali e la realizzazione di una tabella di marcia in tal senso. Il workshop, il primo di questo tipo nel Paese, ha avuto anche “il merito”, scrive in un comunicato stampa il governo di Malabo, “di pubblicizzare l’importanza di questi nuovi parametri” presso i ministeri competenti.

Mokuy ha cominciato il suo intervento leggendo e ricordando a tutti l’articolo 8 della Costituzione del piccolo paese africano, che recita: “Lo Stato della Guinea Equatoriale si attiene ai principi del diritto internazionale e ribadisce il proprio impegno per i diritti e gli obblighi derivanti dall’adesione a Organizzazioni ed Organismi internazionali”.

In effetti, sulla base di questo principio, la Guinea Equatoriale ha ratificato numerosi accordi internazionali atti a tutelare i diritti umani nel Paese, come l’International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (ICESCR) e quello sui Diritti Civili e Politici, la Convenzione Internazionale per l’Abolizione di ogni forma di Discriminazione Razziale e quella per l’Abolizione della Discriminazione della Donna, la Convenzione Internazionale Contro la Tortura ed altri Trattamenti Inumani e Degradanti, oltre che la Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia, tutti trattati multilaterali monitorati da diversi organismi delle Nazioni Unite. In un comunicato stampa del governo si legge che “tutti questi trattati internazionali citati […] sono la prova dell’impegno della Guinea Equatoriale nel garantire, promuovere e proteggere i diritti umani a livello nazionale”.

Sembra però che la due giorni dedicata ai diritti umani non abbia ottenuto gli effetti desiderati: secondo fonti riservate di Africa ExPress infatti soltanto la notte tra l’8 ed il 9 di settembre, nel piano sotterraneo del commissariato di Bata (città costiera sul golfo di Guinea) si sarebbero consumate le solite orrende violenze a danno dei prigionieri. Secondo le nostre fonti infatti solo in quella notte gli uomini di Stato della Guinea Equatoriale avrebbero torturato fino allo stremo, per tutta la notte, 8 persone e violentato 2 donne.

Notizie di questo tipo, che dalla Guinea Equatoriale ci arrivano quotidianamente, stridono in maniera assordante con l’ennesimo tentativo di lavarsi il viso, nel panorama internazionale, della famiglia Obiang, al potere da oltre un trentennio. Nelle scorse settimane continui cali di tensione, che spesso diventavano assoluta mancanza di corrente elettrica (verificatisi in tutto il Paese), hanno comportato la morte di decine di bambini nelle incubatrici degli ospedali, a Malabo come a Bata.   Secondo Gabriel Mbega Obiang Lima, viceministro dell’energia e figlio del Presidente Teodoro Obiang, la mancanza di elettricità è dovuta principalmente ad un aumento della domanda “del 100 per cento”. La realtà, per un Paese che galleggia letteralmente su risorse energetiche sconfinate (petrolio e gas), è però differente: il clima nel Paese è sempre più rovente e questi problemi non fanno che aumentare il malcontento tra la popolazione, stanca della depredazione degli uomini al potere; sembra che persino tra i militari ci sia un forte malcontento verso la famiglia Obiang.

Nel frattempo si è chiusa in Francia l’istruttoria dei magistrati parigini a carico di Teodorin Nguema Obiang, Secondo Vicepresidente, Ministro, erede al trono: il Principe, sostengono i francesi, ha riciclato ingentissime somme in Francia, frodate dalle casse pubbliche della Guinea Equatoriale o estorte con la forza mafiosa con cui il Paese è governato dal 1979. Un patrimonio di diverse centinaia di milioni di euro, sostengono i magistrati francesi, ingiustificabile dallo stipendio ministeriale di Nguema: il suo legale a Parigi già in passato ha tentato di patteggiare con i giudici transalpini, senza successo, e sembra che ci siano tutte le carte in regola per rinviare a giudizio il capo di Stato (che secondo nostre informazioni è anche cittadino francese).

Andrea Spinelli Barrile
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maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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