Speciale per Africa ExPress
Andrea Spinelli Barrile
Rignano Garganico, 1° settembre 2015
Dal 25 luglio c’è una voce che si diffonde nell’etere, grazie alle frequenze radiofoniche italiane, una voce che racconta i senza voce, gli invisibili, i moderni Nessuno. Si chiama Radio Ghetto e trasmette e trasmetterà fino al 6 settembre dalle campagne di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, un luogo dove il feudalesimo ed il caporalato sono realtà quotidiane crude e apparentemente incontrastabili. Si trova nel cuore della cosiddetta “Capitanata” dove, annualmente, la raccolta dei pomodori richiama migliaia di lavoratori (italiani e non): qui una cassa di pomodori da mezzo quintale vale massimo 5 euro, di cui 1,50 vanno al caporale di turno.
Significa poter intascare anche solo 20 euro per 10 ore di lavoro ogni giorno, con il rischio di doversi pagare il viaggio dalla baraccopoli al campo. Nei mesi estivi nel ghetto di Rignano Garganico arrivano oltre 2000 lavoratori, quasi tutti africani (principalmente di area sub-sahariana) che dormono in baracche di lamiera, legno, cartone e plastica – senza elettricità, acqua e fognature – sorte abusivamente su terreni privati e non.
Molti braccianti sono arrivati in Italia solo da pochi mesi, poche settimane. Ignorano tutto, dalla lingua ai loro diritti, e hanno l’unico obiettivo di lavorare, spaccarsi la schiena per continuare ad alimentare la propria inguaribile speranza: restare in Europa per dare un futuro alla famiglia lontana. Qui, secondo quanto denunciato da Yvan Sagnet, coordinatore del Dipartimento Immigrazione della Flai-Cgil Puglia, pochi giorni fa un bracciante 30enne del Mali è morto e il suo cadavere è stato occultato.
Proprio in questo teatro tre anni fa è nata Radio Ghetto, per dare voce ai senza voce che in questo ghetto ci vivono: l’emittente radiofonica trasmette ogni giorno, dal 25 luglio al 6 settembre, diffondendo le voci dei dj africani che la mattina raccolgono pomodori e la sera si mettono in consolle. La Rete Campagne in Lotta, che promuove questa iniziativa, allestisce ogni anno il piccolo e fortunoso studio in una delle baracche del ghetto della “Capitanata”: l’obiettivo è istruire i migranti sui loro diritti (e doveri), migliorarne l’italiano, restituir loro un piccolo angolo d’Africa laddove l’Africa sembra essere più vicina dell’Italia.
“Il lavoro che faccio lo pagano male, 3 euro al cassone. Penso che sia troppo poco. I capi italiani pagano i nostri capi 5 euro a cassone e noi ne prendiamo 3. […] Mi alzo alle 4 della mattina per andare a lavorare. Alle 5 inizio, fino alle 8 di sera, ma non guadagno tanti soldi quanti vorrei: solo 30 euro al giorno. E’ difficile, difficilissimo”, racconta un lavoratore a Radio Ghetto.
Grazie ai volontari, alle associazioni e ai padri Scalabriniani (che vivono nel seminario di Siponto, lungo la statale Garganica) quest’anno la Radio ha trasmesso in tutta Italia, attraverso la sinergia con molte emittenti nazionali e locali, un’esperienza che si spera di poter ripetere anche i prossimi anni. Da Radio Popolare a Radio Onda Rossa fino a Radio Blackout, sono decine le stazioni che hanno deciso di dare voce ai senza voce, ai braccianti del pomodoro delle campagne lucane e pugliesi.
Il palinsesto di Radio Ghetto è in divenire ogni giorno: informazione locale (anche sulla stessa vita del ghetto), nazionale e internazionale diffusa in italiano, francese, inglese, ma anche e sopratutto wolof, fang e bambarà. Tutto dipende dall’identità e dal sentimento di colui il quale indossa le cuffie e alza il volume della voce nel mixer: Radio Ghetto segue il flusso della vita nei campi, racconta la resistenza delle anime nere nei ghetti italiani.
Trasmette oltre 12 ore al giorno, dalla mattina fino a mezzanotte, e la prospettiva per il futuro si fa sempre più interessante: si chiama Radio Ghetto Africa, un programma d’informazione in francese, con cui far conoscere la realtà del ‘Gran Ghetto’ e la situazione italiana anche dall’altra parte del Mediterraneo, nei paesi d’origine dei flussi migratori. Qui potete ascoltare la puntata del 30 agosto (https://www.mixcloud.com/radioghetto/notre-vie-en-europe-radio-ghetto-africa-4/).
All’informazione si uniscono i dibattiti e le discussioni sui problemi del ghetto e dei lavoratori che lo popolano, si raccontano le storie di queste tantissime vite difficili: dal migrante appena fortunosamente arrivato dal Ghana, al ventenne senegalese che vive al nord e che considera il caporalato “lavoro estivo stagionale” per pagarsi gli studi, nel ghetto c’è chiunque e chiunque ha voglia, dopo il lavoro, di mettersi in gioco, aiutare, raccontarsi: “radio pomodoro”, così è soprannominata, aggrega e unisce i braccianti africani sul suolo italiano fornendo loro quel servizio che altrove non troverebbero, per negligenza o perché “la crisi ha chiuso i rubinetti”. Un servizio che integra e informa, che unisce e racconta le vite di queste persone: socialità e musica, battaglie di hip-hop e dibattiti sulla cittadinanza e sul diritto di asilo. Un po’ come il sacro e il profano, trasmessi nello stesso momento, nello stesso giorno.
Andrea Spinelli Barrile
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