Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 27 agosto 2015
Oscar Pistorius dovrà rimanere in prigione. Il ministro della giustizia sudafricano, Michael Masutha, il 19 agosto scorso aveva chiesto al National Council on Correctional Services, la commissione che valuta se concedere la libertà sulla parola, di riesaminare il caso. Tale commissione si era già espressa favorevolmente per la scarcerazione dell’atleta, prevista per 21 di questo mese.
Il National Council on Correctional Services, è composto da giudici, funzionari del ministero della Giustizia, un generale della polizia sudafricana, un rappresentante del ministero per gli Affari Sociali e due esperti in criminologia, ha a disposizione quattro mesi per riesaminare il caso, ha specificato un portavoce del ministero di Giustizia.
La prima risposta della commissione è arrivata poche ore fa: in un comunicato ha annunciato che la prossima udienza è stata fissata per il 18 settembre 2015.
Masutha aveva ricevuto forti pressioni dalle organizzazioni femminili del Paese, mobilitate contro la scarcerazione dell’atleta, che proprio il giorno di San Valentino aveva ucciso “per errore” la propria fidanzata, Reeva Steenkamp. Una di esse, The Progressive Women’s Movement of South Africa (PWMSA), aveva lanciato una petizione (http://www.africa-express.info/2015/08/19/le-donne-protestano-sudafrica-forse-la-liberazione-di-pistorius/). La PWMSA, molto vicina al partito di maggioranza in Sudafrica, l’African National Congress (ANC), tramite la Women’s Legue, aveva inviato al ministero tempo fa la richiesta di soprassedere, con la motivazione che la prematura scarcerazione rappresenta una mancanza di rispetto verso la vittima. L’istanza era stata inizialmente ignorata. Solo pochi giorni prima della prevista liberazione sulla parola di Pistorius, però Masutha ne ha preso atto.
Jacqui Mofokeng, una delle leader di Progressive Women’s Movement of South Africa è convinta che il ministro non abbia preso questa decisione per motivi politici. Bisogna tener conto che molte donne vengono uccise in questo Paese a causa della violenza domestica: 1024 nel solo 2014.
L’anno scorso, quando ha pronunciato la sentenza, il giudice Thokozile Masipa ha espressamente specificato: “Pistorius è stato giudicato come una persona qualunque”, come se avesse voluto sottintendere: “c’è una sola legge per tutti, ricchi o poveri che siano”.
C’è da chiedersi se con la richiesta di rinvio della scarcerazione sulla parola di Pistorius i politici non abbiano fatto esattamente l’opposto: è stato trattato come una persona “diversa, speciale” e questo provvedimento avrà certamente delle ripercussioni su più ampia scala nei confronti di tutti gli altri detenuti comuni nella sua stessa condizione.
Mannie Witz, un avvocato che ha seguito attentamente da vicino il caso di Pistorius, è convinto che se la commissione, richiamata dal ministro della Giustizia in persona a riesaminare il caso, dovesse decidere effettivamente di lasciare l’atleta in galera, si vedrà costretta a riprendere in mano anche i fascicoli degli altri detenuti che hanno fatto richiesta di scarcerazione dopo aver scontato un sesto della pena in prigione. Questa possibilità è prevista dalla legge sudafricana, nel caso di detenuti non pericolosi. Le case circondariali sono sovraffollate, visto che la popolazione carceraria sudafricana vanta l’ottavo posto su scala internazionale.
Una revisione di tutti i casi pendenti potrebbe causare dei ritardi di mesi, a volte di anni e potrebbe comportare, in taluni casi, una violazione dei diritti umani.
June and Barry Steenkamp, i genitori di Reeva la fidanzata dell’atleta, avevano dichiarato la scorsa settimana: “Dieci mesi dietro le sbarre non sono sufficienti”. June, la mamma, aveva aggiunto: “L’ha uccisa. L’unica cosa che desidero è che Pistorius realizzi che ci ha rovinato la vita. Ha tolto la vita a nostra figlia. Forse un giorno si sarebbe sposata, avrebbe avuto un figlio, nostro nipote. Gli dirò tutto questo personalmente, un giorno”.
Cornelia I. Toelgyes
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