Dal Nostro Corrispondente
Arturo Rufus
Nairobi, 21 agosto 2015
“Freedom of speech does not mean that you can write against your country” (libertà di stampa non vuol dire che puoi scrivere contro il tuo Paese) aveva sentenziato il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir. Così nel giro di un anno nel Paese più giovane del mondo sono stati uccisi sette giornalisti.
L’ultimo ieri, il giovane reporter Peter Julius Moi. E’ stato ammazzato con due calpi sparatigli vigliaccamente alla schiena. Scriveva per il New Nation. Qualche giorno fa Salva Kiir aveva ribadito le minacce contro i giornalisti accusati di lavorare contro il governo e la nazione: “Se non sanno cosa vuol dire aver perso la vita durante la guerra di indipendenza – aveva commentato con tono di sfida – è giunto il momento di farglielo vedere”. Un appunto che era stato interpretato come un via libera ad ammazzare i giornalisti tant’è l’organizzazione Committee to Protect Journalists per bocca di Tom Rhodes, aveva risposto: “Un leader che minaccia i giornalisti è estremamente pericoloso e totalmente inaccettabile” .
Un portavoce del presidente aveva poi smentito quest’interpretazione definita ”speciosa e ingiusta”.
Il sindacato dei giornalisti sud sudanesi ha proclamato un giorno di sciopero e tre giorni di lutto.
Salva Kiir sta subendo sotto forti critiche da parte della comunità internazionale per non aver firmato ad Addis Abeba l’accordo di pace, accettato invece dal suo antagonista e suo ex vicepresidente Rieck Machar. Gli Stati Uniti hanno proposto al consiglio di Sicurezza dell’Onu di varare un embargo sulle armi. Ieri comunque ha assicurato il Segretario di Stato americano John Kerry, che firmerà “molto presto” il documento.
Salva Kiir, comunque, ha risposto alle critiche accentuando la repressione e licenziando una serie di governatori dei quali non si fidava o dai quali non si sentiva appoggiato: quelli del Central Equatoria, del Western Equatoria, del Warap State, dell’Upper Nile, del Northern Bahr El Gazal State. http://www.africa-express.info/2015/08/17/south-sudan-agreement-agreement/
Il parlamento del Western Equatoria ieri ha formalmente chiesto al ministro degli Interni dove è finito il suo governatore, Joseph Bangansi Bakosoro, rimosso dall’incarico con un decreto presidenziale domenica scorsa. L’allontanamento è stato annunciato quella mattina per radio e televisione. Una specie di monito rivolto a chi non appoggia incondizionatamente il governo. Alle 11 della stessa sera il funzionario è stato arrestato e detenuto in una località segreta. Ieri anche il vescovo dello Stato, Barani Edwardo Hiiboro, ha protestato per l’arresto “arbitrario” e ha chiesto l’immediato rilascio del governatore.
Quanche giorno dopo, alcune fonti in loco hanno riferito ad Africa ExPress che il manager keniota di Equity Bank (una banca di Nairobi che ha aperto sportelli in Sud Sudan) è stato arrestato perchè si è rifiutato di dare dettagli sul conto del Governatore del Western Equatoria.
Arturo Rufus
arturo.rufus7@gmail.com
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