Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 agosto 2015
Un casco blu ruandese di MINUSCA, acronimo inglese per United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic, ha impugnato il fucile ieri mattina ha ucciso quattro suoi commilitoni, ha ferito altri otto, infine è stato abbattuto. Il contingente ruandese conta ottocento uomini nel CAR; ai soldati ruandesi è anche affidata la sorveglianza della presidente del governo di transizione Catherine Samba Panza.
“Le indagini sono ancora in corso”, ha dichiarato Joseph Nzabamwita, portavoce del ministero della Difesa del Ruanda, aggiungendo: “Non escludiamo nessuna ipotesi. Potrebbe trattarsi di un atto di terrorismo o di un raptus mentale”.
Già nel dicembre 2013 si è verificata una sparatoria tra i caschi blu; allora erano rimasti coinvolti militari del Ciad e del Burundi di MISCA (forza dell’Unione Africana per il mantenimento della pace nel CAR), poi sostituita da MINUSCA nel settembre del 2014 (http://www.africa-express.info/2014/09/18/passa-allonu-la-gestione-della-missione-centrafrica/), dietro pressione e richiesta del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon (http://www.africa-express.info/2014/04/08/centrafrica-appello-alla-pace-per-ban-ki-moon-rischio-genocidio-come-ruanda/).
MINUSCA è presente nel CAR con diecimilaottocento uomini. Tra i compiti principali della missione è quello di disarmare le bande armate e di condurre il Paese verso le prossime elezioni, che dovrebbero svolgersi intorno alla metà di ottobre. Le violenze in atto sono ancora terribili. Solo pochi giorni fa è stato ucciso l’ennesimo casco blu, altri otto sono stati feriti in uno scontro a fuoco in un quartiere della capitale Bangui.
Secondo un comunicato di MINUSCA, l’incidente è accaduto nel quartiere musulmano KM5, mentre i militari del contingente internazionale stavano cercando un militante degli ex-Séléka (gruppo armato prevalentemente formato da fedeli islamici), colpito da un mandato d’arresto della Procura della capitale.
I residenti del quartiere confermano che la tensione è ancora molto alta. La maggior parte dei negozi e degli esercizi pubblici è ancora chiusa. Il KM5 è l’unico rione musulmano ancora abitato a Bangui.
La pace nel CAR è per ora solo una parola. MINUSCA non riesce a far fronte ai continui problemi del Paese. Disarmare le bande armate (ex-Séléka) e anti-balaka è un compito arduo, specie ora, che appare sullo scenario un nuovo gruppo di militanti: “Groupe d’Attaque de l’Église de Fatima”, molto attivo sull’asse Bangui-Douala. Alla fine di luglio 2015 hanno rivendicato il rapimento di un vice-prefetto, del sindaco e di un pastore di Baboua, nell’ovest del CAR, vicino al confine con il Camerun. Il gruppo ha chiesto un riscatto piuttosto elevato per la liberazione di queste persone, che stavano ritornando a casa dopo partecipato ad un forum nazionale per la riconciliazione in vista delle prossime elezioni.
Gli attacchi sull’asse Bangui-Douala sono assai frequenti e spesso mortali. Occorrono lasciapassare dei vari capobanda o protezione armata cose che vengono concesse dietro il pagamento di laute tangenti. (http://www.africa-express.info/2015/07/19/centrafrica-le-multinazionali-e-il-saccheggio-delle-grandi-foreste-pluviali/) .
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelyes
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